“Sto ancora studiando per una migliore conoscenza dell’italiano, quindi risponderò in portoghese per essere più chiaro”, ha premesso, prima di essere sottoposto alle domande inviate dai giornalisti.
Quali sono le sue sensazioni dopo questi primi giorni a Roma?
“Sono molto felice di essere qui, molto motivato da questo progetto. Confesso che i primi giorni non sono stati facili, perché sono stato costretto a lavorare da casa, perché un conto è lavorare al telefono, in videocall e un altro è lavorare sul posto. Però fortunatamente da ieri sono a Trigoria e ho potuto iniziare a lavorare a stretto contatto con le persone, con lo staff e l’allenatore. Le prime sensazioni non possono che essere positive”.
Cosa l’ha convinta a lasciare il Benfica e a scegliere la Roma?
“Come già sapete, i giornalisti italiani in questo senso sono stati molto bravi, hanno svolto un ottimo lavoro di indagine. Conoscete la mia grande storia d’amore con il Benfica. Pertanto, la decisione di lasciarla non è stata facile, ma quello che mi ha convinto sono stati i colloqui avuti con Dan e Ryan Friedkin, che mi hanno spiegato quali sono le loro intenzioni, il loro progetto, quello che vogliono costruire. Sono colloqui che mi hanno davvero motivato e fatto capire di poter essere un elemento importante per mettere in pratica le loro idee e rendere la Roma una squadra competitiva e in grado di vincere dei titoli”.
Cosa si deve aspettare l’ambiente Roma: degli investimenti per costruire un instant team per provare a vincere dalla prossima stagione lo Scudetto o un progetto più futuribile, costruendo dei giovani che tra qualche anno possano avere l’ambizione di vincere qualcosa?
“Credo che in Italia già tutti si siano resi conti del grande sforzo di Dan e Ryan per mantenere la sostenibilità per questo Club. Questo è un progetto a medio e lungo termine. La sostenibilità in un club è importantissima, imprescindibile, se si vuole vincere in futuro. Nessuno nel calcio è in grado di stilare un calendario per sapere quando si vincerà. Quello di cui sono certo è che la nostra ambizione è molto grande, ma è un’ambizione a medio e lungo termine e soprattutto che deve essere quotidiana: lo staff, l’allenatore e tutti coloro che sono qui devono fare meglio del giorno precedente. I calciatori devono migliorare dopo ogni giorno e le prestazioni devono migliorare, di partita in partita. Se saremo in grado di fare questo, i risultati e i titoli arriveranno. Ma è importante comprendere come la sostenibilità di un progetto sia indispensabile se si vuole vincere in futuro e soprattutto in maniera costante e regolare nel tempo”.
Come vanno le trattative per i giocatori che le ha chiesto Fonseca e come procede il rinnovo di Pellegrini?
“Prima di tutto, mi viene da dire che con mister Fonseca non abbiamo il problema della lingua. Per quanto riguarda il mercato, stiamo lavorando quotidianamente di concerto, in team, per trovare le soluzioni migliori per la Roma. Ribadisco che è un progetto a medio lungo termine, ma stiamo lavorando ogni giorno con Dan e Ryan per rendere la squadra più competitiva. Per quanto riguarda Pellegrini, non c’è alcun dubbio - lo vedrete nel tempo, io sono una persona trasparente alla quale piace dire la verità - Pellegrini incarna il nostro progetto, è un giocatore giovane, di talento, profondamente legato alla Roma. Presto faremo tutto il possibile per realizzare questo rinnovo”.
La vittoria di un titolo potrebbe arrivare in tempi ragionevolmente brevi?
“A questa domanda ho in parte già risposto. Ribadisco che nel calcio e nello sport in generale è impossibile stabilire una data entro la quale si vincerà. Senza entrare in esempi concreti, tutti voi avete presenti dei casi in Europa o in Italia di squadre che hanno investito fortemente in una stagione per cercare di vincere in quella successiva e così non è stato perché nel calcio non funziona in questo modo. Noi stiamo lavorando quotidianamente per rendere la Roma sempre più competitiva e sempre in lizza per le fasi decisive delle competizioni e sono sicuro che, se tutti i giorni lavoreremo con impegno, con questo spirito di andare oltre, sono sicuro che ci avvicineremo a questo obiettivo”.
Come si fa a raggiungere il doppio obiettivo di vincere e mantenere l’equilibrio finanziario senza le risorse economiche di società come Juventus e Inter?
“Vorrei premettere che sarebbe bene prestare la massima attenzione ai paragoni, perché club e contesti sono diversi. Questo club vuole trattenere i migliori giocatori il più a lungo possibile, perché tutti sappiamo che, in questo modo, è più facile raggiungere gli obiettivi e vincere dei titoli. Ma allo stesso tempo siamo tutti consapevoli del mondo in cui stiamo vivendo, delle circostanze molto particolari dopo la pandemia. Tutti i club stanno cercando di reinventarsi. Ma quello che abbiamo iniziato è vogliamo vogliamo far crescere i nostri calciatori, farli migliorare, trattenerli il più a lungo possibile ed essere il più competitivi possibile”.
Può confermare che entro l’estate deve realizzare un numero di plusvalenze importante per rientrare nei parametri del fairplay finanziario?
“Ancora una volta, vorrei dire che il mondo è cambiato, ne abbiamo piena consapevolezza. Sia in Italia che in Europa sappiamo dell’esistenza di regole finanziarie che vanno rispettate. Però noi siamo qui per lavorare in team, per trovare le migliori soluzioni al momento giusto, con l’obiettivo chiaro di vincere. Vincere a medio e a lungo termine. Questo vale sia a livello di ambizioni sportive, come titoli, che a livello di operazioni sul mercato, sia in quello di gennaio che in quello estivo. Siamo tutti consapevoli della situazione attuale, profondamente cambiata e nemmeno il calcio sfugge a questi discorsi, perché fa parte del mondo dell’entertainment, quindi di tutto ciò che non è essenziale. Quindi dobbiamo avere la consapevolezza che tutti dobbiamo saperci reinventare ed è qualcosa con cui dobbiamo fare i conti”.
Che ruolo avrà nelle scelte di mercato Ryan Friedkin?
“Una volta di più vorrei ribadire che qui lavoriamo in squadra e nessuno di noi si sente una superstar. Farò sempre a stretto contatto con Dan e Ryan, ai quali evidentemente spetta la decisione finale. E non affinché tra qualche tempo qualcuno possa dire questa è stata una scelta di Tiago Pinto”.
Che tipo di struttura vuole creare?
“Una volta di più vorrei ribadire il concetto che noi qui lavoriamo in squadra e che nessuno di noi si sente una superstar. Non è questo il mio modo di lavorare, non è questo il modo di lavorare dei presidenti. Il mio lavoro quotidiano riguarderà anche il mercato, ed è un lavoro che svolgerò in stretto contatto e in coordinazione con Dan e Ryan, ai quali evidentemente spetta la decisione finale. Siamo qui per lavorare e per cercare di far crescere la Roma, per lavorare in sinergia con le persone che attualmente lavorano alla Roma e non affinché tra qualche tempo si possa dire questa era un’idea di Tiago Pinto, questo è stato un acquisto di Tiago Pinto, perché, sebbene io ci lavori costantemente ogni giorno, lavoro di squadra e in particolare a stretto contatto con Dan e Ryan”.
Che tipo di struttura vuole creare? Nominerà un nuovo ds? E creerà un’area scout con uomini di sua fiducia?
“Tanto per essere chiari, nessuno verrà contattato per questo dipartimento. Il mio ruolo è quello di General Manager di tutta l’area sportiva, a stretto contatto con i presidenti. Ma vengo qui per lavorare con tutte le persone già presenti nella Roma. La mia prima missione è chiara, è conoscere questi collaboratori per capire i processi che hanno implementato e per dare il mio contributo, altrimenti la mia presenza qui non avrebbe molto senso. Due concetti ben chiari: lavorare con chi è già qui e mi occuperò della gestione dell’area sportiva, di concerto con Dan e Ryan. Quanto al dipartimento di scouting, al momento fa la differenza avere un dipartimento molto forte, molto solido. Sono cambiate molte cose negli ultimi anni, anche a livello di analisi dei calciatori. È davvero fondamentale che ci sia uno scouting forte. Questo non significa che le persone già presenti non lo siano, ma quello che è importante che sia uno scouting della Roma e non di Tiago Pinto o di Tizio o di Caio. Sarà importante gettare delle basi per avere una banca dati migliore possibile che ci consenta di prendere le migliori decisioni possibili”.
Quante operazioni pensa di fare a gennaio e il numero di queste inciderà sul mercato estivo?
“Ancora una volta, ribadisco che siamo molto attenti sul mercato, stiamo lavorando intensamente tutti i giorni. Magari c’è anche un lavoro invisibile, che non si vede tutti i giorni e che permetterà di fare operazioni a medio e lungo termine. Al momento non so dire quante operazioni faremo, ma quello che posso dire è che stiamo già lavorando intensamente in questo senso per poter realizzare le operazioni migliori. Anzi, aggiungo una promessa, corro questo rischio: da qui alla fine del mercato sarò disponibile a rispondere alle vostre domande rispetto a quanto sia stato fatto e non fatto sul mercato, affinché sia chiaro quali siano state le nostre linee”.
Cosa ne pensa del calcio offensivo di Fonseca e quanto è importante nel suo ruolo condividere filosoficamente le idee del proprio allenatore?
“È vero, ho lavorato con diversi tecnici e vado molto orgoglioso del fatto di avere collaborato con gente che aveva idee diverse. Ho lavorato con diversi allenatori e vado orgoglioso del fatto di aver collaborato con persone con mentalità diversa. Nel calcio moderno ci sono grandi allenatori che volutamente si espongono ad altre mentalità, ad altre filosofie per crescere professionalmente. Paulo Fonseca sarà il quinto allenatore con il quale lavorerò: conosco la sua carriera in quanto portoghese, dai tempi del Desportivo Aves e del Pacos de Ferreira, ossia da quando eravamo avversari, e non nascondo che mi identifico nelle sue idee di calcio, un calcio offensivo e dinamico, fatto di possesso palla. Le sue idee sono quelle che vogliamo per il nostro club”.
Nel suo dipartimento scouting, vuole affidare delle zone del mondo a ogni osservatore? E nella scelta del giocatore, qual è il rapporto tra l’analisi dati e l’occhio umano?
“Come spesso accade in altri ambiti della vita, l’equilibrio è essenziale. Ci sono casi nel modo di club come il Midtjylland e del Brentford che si sono basati quasi esclusivamente sulle statistiche, oppure nel mondo della pallacanestro, dove diciamo che le statistiche sono persino sopravvalutate. Però ritengo che serva equilibrio. Viste anche le difficoltà di viaggiare e vedere le partite dal vivo, stando vicini ai propri interlocutori, è importante dare il giusto peso e valore a questo aspetto. Per quanto mi riguarda, filosoficamente io apprezzo entrambi i fattori: l’occhio della persona esperta che ha giocato a calcio, e che riesce a cogliere delle sfumature, ma allo stesso tempo apprezzo anche l’importanza di dati, delle statistiche di cui ci si può avvalere, con strumenti molto raffinati. Ma ribadisco, è importante trovare un equilibrio”.
Assieme alla proprietà, come avete deciso di gestire il tema delle commissioni di mercato?
“Non vorrei parlare del passato. Ho il massimo rispetto per chi ha occupato in passato il mio ruolo. Mi limito a dire che gli agenti fanno parte del mercato, onoreremo tutti i nostri impegni e daremo la giusta attenzione a questo tema”.
Ha firmato senza portarsi collaboratori: il ruolo del ds classico è superato?
“In portoghese abbiamo un detto: è importante discutere delle cose, più che del nome delle cose. Motivo per il quale intendiamo costruire un modello di gestione che ho già spiegato: sarò io a guidare le operazioni di mercato, ma sempre di concerto con le persone che lavorano a Roma e con Dan e Ryan coinvolti al momento di prendere le decisioni più importanti. Molte volte ci si sofferma, nel discutere, sulle qualifiche e non sulla sostanza del lavoro. Io sarò il general manager, che sovrintenderà su tutta l’area sportiva, ma all’interno del modello che vi ho illustrato”.