Semplice e non banale. Una frase diventata slogan e pronunciata per la prima volta da un grande artista e diventata da subito un patrimonio comune di tutti i tifosi giallorossi.
Con questo spirito, abbiamo raccolto le testimonianze di 13 tifosi, noti e non.
“La Roma non si discute, si ama” per me significa ritenerla la più forte del campionato qualunque sia la rosa; è stare ore su YouTube a rivivere le emozioni che è capace di darmi; è sostenerla da lontano, da Catania come faccio io; è vivere la vita al ritmo delle Sue partite; è andare allo stadio e ringraziarLa anche dopo una sconfitta, perché nulla è come Roma e la Roma. Sempre Maggica.
“La Roma non si discute, si ama” è il precetto della nostra religione laica. È la nostra stella polare nella pianificazione annuale: matrimoni, comunioni, cresime, vacanze, uscite con gli amici dipendono dal cammino della nostra squadra del cuore. Poi succede che rinunci a quell’uscita con la ragazza che ti piace per esaltarti con un gol all’ultimo minuto di Stefano Pellegrini con il Torino dell’otto marzo 1992.
Sono molto grato a Renato Rascel per avermi fatto ridere da bambino con le sue irresistibili caricature e per avermi emozionato con le sue canzoni. “La Roma non si discute, si ama”, è una bellissima espressione di senso di appartenenza e di trasporto a prescindere, proprio come l’amore dovrebbe essere. Rascel è stato un artista completo e importante, un romano come pochi ce ne sono stati. Adesso sarà “a spasso per l’azzurrità”, proprio come i palloncini che cantava.
Fortunatamente io e tutti coloro che tifiamo per la magica Roma, amiamo la squadra più bella del mondo. Io sono siciliano, vivo in Sicilia, ho iniziato ad amare i colori giallorossi da piccolo. Sono andato allo stadio praticamente da subito. Grazie al successo di “Nuovo Cinema Paradiso”, film che mi vide protagonista in prima persona [interpretava Salvatore da bambino, ndr], ebbi modo di conoscere tutta la squadra in quegli anni. E da allora sono rimasto un tifoso romanista. La Roma si ama. La Roma non si discute. Tutto il resto è aria fritta!
In quel pomeriggio nefasto, Rascel abbandonò la sceneggiatura, svestì i panni dell'attore e parlò con il cuore. Un pensiero concepito sul palcoscenico, luogo deputato alla rappresentazione, alla finzione, per l'occasione superate dal sentimento della vita reale, da quella meravigliosa cecità derivata dall'amore. “La Roma non si discute, si ama” non è soltanto uno slogan, è l'essenza più pura del romanismo, l'ideale romantico a cui aggrapparsi nei momenti difficili, un segno distintivo attorno al quale stringerci e sentirci vicini.
“La Roma non si discute, si ama” è la definizione più pura dell’essere romanisti. Per una tifosa come me, cresciuta e residente a Bergamo, questa frase è ancora più sentita e significativa. Nonostante in Lombardia la maggioranza delle persone non sia certo giallorossa, per me la Roma rappresenta un orgoglio autentico. Un amore, che ho anche cantato come la mia professione mi suggerisce, oltre che sostenuto da vicino quando ho potuto. Forza Roma. Sempre!
“La Roma non si discute, si ama” per me significa che la Roma è come i miei genitori, che questi colori mi hanno geneticamente trasmesso fin dentro il midollo: ti ci puoi scornare, ti possono dare arrabbiature, delusioni, dolori, ma alla fine li ami a prescindere da tutto. "La Roma non si discute, si ama" rappresenta la definizione perfetta di cosa significhi la Roma per me e per la mia famiglia: un rapporto di consanguineità, un segno di identità genetica, non solo un’appartenenza a un contesto, non solo una passione e un tifo di natura sportiva.
“La Roma non si discute, si ama” è come un dogma, un modo antico e romantico di vivere il calcio, una sorta di poesia d'amore verso chi nel corso degli anni è riuscita a farmi emozionare, soffrire, sentire parte di una famiglia. La mia Roma è parte di me, è come un parente stretto, uno di quelli che magari in privato puoi rimproverare se sbaglia, ma che con gli altri, con gli estranei, difendi a spada tratta, perché Roma mia non si discute, mai, si ama e basta, di un amore senza condizioni, come dovrebbe essere sempre l'amore.
L’ho imparato presto ed è il motivo per cui fin da piccola ho tifato questa squadra, senza ripensamenti, con una costanza che forse ho messo in poche altre passioni della mia vita. L’ho imparato il 30 maggio del 1984, al Circo Massimo, insieme a centinaia di migliaia di romanisti che di fronte alla più ingiusta delle sconfitte si abbracciavano come si conoscessero da sempre. L’ho rivissuto il 28 maggio del 2017, quando l’uomo che forse l’ha amata più di tutti, ha dato l’addio al calcio. E sugli spalti eravamo sempre migliaia di tifosi con gli occhi gonfi di lacrime, tutti uniti dalla stessa emozione. Amore, per quei colori e per il vicino che non sai manco come si chiama, ma che porta lo stesso tuo fardello di emozioni inconcepibili per chi non sa che “la Roma non si discute, si ama”.
La Roma non si discute, si ama perché nascere romanisti è un dono che va meritato. Perciò non chiediamoci cosa la Roma può darci, ma piuttosto cosa possiamo dare noi alla Roma.
A volte mi capita di pensare che non sia più vero. Sui social e sui media la Roma si discute, si critica, spesso oltremodo. Io preferisco conservare quella sorta di ingenuità dell'epoca in cui Rascel dominava i palcoscenici del varietà, teatrale e televisivo e in cui la tifoseria riempiva l'Olimpico anche con squadre impresentabili. Quando un pareggio con Mantova o Vicenza erano comunque ben accetti; quando il mitico Dante richiamava i suoi seguaci al grido di “daje Roma daje”. Per fortuna, io Rascel e Dante li ho visti all’opera e la penso ancora come in quel motto. La Roma non si discute, si ama.
Sono rimaste poche cose che aggregano. La Roma, in particolare, può essere uno di quegli elementi che unisce attorno a sé. In cui ritrovarsi sempre, tutti quanti, il ricco accanto al povero, insieme a vedere la partita. Da ragazzino quando giocai per un po’ con i lupetti della Roma, feci in tempo a vedere in un ufficio a San Giovanni, la storia della Roma. Gagliardetti, maglie vecchie, formavano un “amorificio”. Un’industria dell’amore da non mettere mai in discussione. Questo è. Fino a che la Roma resta la Roma, è un fine d’amore. Che ancora dura.
“La Roma non si discute, si ama...”, cos'è? Per alcuni una citazione, per altri una frase all'interno della maglia stagione 2014-15, per altri uno striscione apparso diversi anni fa in Via Vetulonia. Per me? Tutte queste cose insieme, la sintesi perfetta di un pensiero, meglio ancora, di un ideale, che mi accompagna dal primo giorno in cui è scoppiato l’amore verso questa squadra e questi colori. Io non sono di Roma, per anni ho vissuto a Milano, ma questo sentimento ha sempre fatto parte di me. È il significato profondo della parola TIFO. È semplicemente AMORE, nelle gioie... e nei dolori. Il senso di ogni cosa che c’è.
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