Roberto Marroni è il presidente del Roma Club Lupi di Londra. È nato a Cinecittà 49 anni fa e vive nella capitale inglese da 28. Ma è romanista da sempre.
“Quando non avevo figli, una volta al mese prendevo l’aereo al mattino per vedere la partita all’Olimpico. E la sera tornavo in Inghilterra”.
Sono circa 150 i fedelissimi di questo speciale Roma Club guidato da Marroni. Per loro, Smalling era sinonimo di Manchester United. Ora, lo è di Roma.
Che sensazione ha provato alla notizia dell’acquisto da parte della Roma?
“Qui a Londra siamo stati contentissimi. Non mi aspettavo una stagione così esaltante da parte di Smalling: con prestazioni così belle, dove è venuta fuori tutta la sua leadership”.
I tifosi del Manchester United lo hanno salutato con affetto, ma anche con un pizzico di rimpianto.
“Soprattutto alla luce degli ultimi risultati dello United, si chiedono perché la società abbia fatto partire Smalling. Il reparto difensivo dei Red Devils non spicca certamente per qualità individuali”.
Quanto si rinforza invece la Roma con l’ingaggio di Smalling?
“Tantissimo. Con la difesa a tre, adesso ti ritrovi con quattro titolari. L’acquisto di Chris ti permette di essere copertissimo dietro. E poi ti dà esperienza: Smalling potrà fare da chioccia a Ibanez e Kumbulla. La Roma si è rafforzata anche a livello caratteriale, oltre che sotto l’aspetto tattico e tecnico”.
Smalling ha scritto: “My home is your home”. L’ha stupita questa dichiarazione d’amore di Chris alla Roma?
“Molto. Se i calciatori inglesi possono scegliere, restano in Inghilterra. Credono che la Premier sia il campionato più bello del mondo. Mi ha colpito questa sua ferma volontà di tornare. Probabilmente, ha influito il fatto di essersi sentito così tanto amato dai romanisti. E magari anche l’immensa bellezza della città di Roma”.
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A quale ex romanista equiparerebbe Smalling?
“Non è eccezionale con i piedi, ma è forte di testa ed è veloce. Mentre Ibanez mi ricorda Vierchowod, Smalling secondo me è una via di mezzo tra Zago e Samuel”.
Uscendo fuori dalle cose di campo, il vostro Roma Club ha fatto qualcosa di speciale a Londra, durante il lockdown. Ci spiega di cosa si tratta?
“Da un anno abbiamo una charity che si rivolge ai bambini più vulnerabili, che a volte non hanno nemmeno da mangiare. Abbiamo fatto dei pacchetti regalo che contenevano una palla, dei conetti e degli esercizi per giocare. Li abbiamo donati a quaranta famiglie che vivevano in spazi angusti”.
Avete preso spunto dalle attività di Roma Cares in piena emergenza Coronavirus?
“Assolutamente sì. In particolare, dalle apette giallorosse che aiutavano le frange più fragili della popolazione. La Roma ha fatto qualcosa di fantastico. È stata un’iniziativa nobile, che ha messo in luce il vero spirito del tifoso romanista”.
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