Di Bartolomei diceva che "esistono i tifosi di calcio e poi esistono i tifosi della Roma". Lo diceva per merito di chi del tifo romanista aveva fatto la storia. Per donne come Luisa Petrucci. Per uomini come Dante Ghirighini. Che il 20 novembre 1960 conquistò l'Olimpico. Dante fu il padre del "Daje Roma daje".
Il 20 novembre 1960 si gioca Roma-Padova. Allenati da Foni, i giallorossi stanno volando sulle ali dell'entusiasmo. Hanno appena travolto 4-0 la Lazio - è un risultato unico, che non si ripeterà più nella storia dei Derby - e sono trascinati da "Piedone" Manfredini: tre triplette nelle prime 7 giornate.
Con il Padova giunge la quarta tripletta e la Roma vince 3-1.
L'eroe di giornata però è un altro. Si chiama Dante Ghirighini, ha 24 anni, è figlio di un macellaio del mercato Trionfale. Ma soprattutto, è un figlio della Roma. Stando alle testimonianze dell'epoca, verso la fine della partita Dante lascia il suo posto in Curva Sud e con il suo bandierone della Roma fa un giro di campo, accompagnato dagli applausi.
Racconta nel 2015 sulla rivista "La Roma" Antonio Bongi, che nel 1972 fonderà i Boys, storico gruppo della Sud: "L'AS Roma del presidente Anacleto Gianni offre a Dante la tessera della Tribuna Tevere per assistere seduto in posizione centrale alla partita successiva, contro la Juventus".
"La Roma vince ancora (2 a 1) grazie alle reti di Lojacono, grande amico di Dante, e Manfredini, ancora lui. Il delirio è totale, con la Roma che balza in testa, ma Dante non si sente a suo agio tra i signori della tribuna e decide di tornare subito in curva, sul suo muretto".
"Da quel giorno quel muretto divenne la sua casa, la casa di tutti noi che seguivamo la Roma. Ma soprattutto, Dante decise di assistere da quel punto strategico alle gare interne dei Lupi, un po’ per la posizione alta - si vedeva meglio - un po’ perché si trovava esattamente sopra il boccaporto o tunnel, da dove uscivano le squadre con l'arbitro prima di ogni gara".
Dante è diventato un leader. Non silenzioso. All'inizio di ogni partita della Roma, arringa i tifosi. Carica la Sud. È riconosciuto, è rispettato, è amato.
A parlare è sempre Antonio Bongi: "Dante entrava da gran signore, a un quarto d’ora dal fischio iniziale, saliva le scale, scortato da Roberto il biondo e Maurizio l'avvocato, stringendo mani e carezzando le teste dei lupacchiotti più piccoli e saliva al suo posto riservato sin dall’apertura dei cancelli. Poi lanciava il suo discorso: «Stamattina pioveva» – boato – «ora c’è il sole» – boato – «C’è il sole per salutare la Roma» – boato – «che è grande e bella» – boato – «e che oggi vincerà!» – boato – «Daje Roma daje!»".
Con la nascita del Commando Ultrà Curva Sud, il 9 gennaio 1977, Dante non scompare. Resta tra i ragazzi. Per loro, per i romanisti tutti, Ghirighini ormai è un mito.
Dante se ne va il 4 novembre del 2000 e sarà ricordato dalla Roma, il 12 dello stesso mese, in occasione di una gara interna con la Reggina: Totti deposita un mazzo di fiori sulla Vespa che era stata di Ghirighini. Parcheggiata sotto la sua Curva.
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Dante se ne va pochi mesi prima di poter sventolare assieme ai suoi ragazzi un nuovo bandierone. Quello con il terzo Scudetto della nostra Storia.
Una delle più importanti figure del tifo romanista ci lascia in eredità un motto, quel "daje Roma daje" che dà la carica prima di ogni volta che scende in campo la squadra. Ma soprattutto, Dante ci lascia quel suo profondo romanismo, con il quale ha accompagnato la crescita dei figli del Commando Ultrà Curva Sud.
Daje Roma daje, Dante!
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