Forse, poche altre volte un giocatore della Roma è stato così tanto protagonista di una partita, in entrambi i versi: nel bene e nel male. E solo pochissime volte un calciatore giallorosso è riuscito a levarsi di dosso la sfortunata pecetta di un'autorete, riuscendo a segnare il gol che cancella ogni peccato.
Il 1992-93 non è entusiasmante. La Roma di Vujadin Boskov colleziona prestazioni altalenanti, gli squilli in Serie A sono pochi. La fortuna di quella stagione è legata all'esordio a Brescia, il 28 marzo 1993, di un ragazzino chiamato Francesco Totti. La Coppa Italia regala invece soddisfazioni solo fino alla travagliata finale di ritorno con il Torino, vinta inutilmente 5-2: complice il 3-0 dell'andata, il trofeo è granata.
Nell'arco di quel campionato in chiaroscuro si gioca però una partita particolare. È quella contro l'Udinese, in trasferta. Nel 3-5-2 messo in campo da Boskov, l'attacco romanista è composto da Caniggia e Rizzitelli. Al 19' è proprio la punta argentina a crossare a centro area per Ruggiero. Rizzigol si libera del diretto marcatore e deposita alle spalle del portiere Di Sarno.
Questo contenuto è fornito da una terza parte. A causa delle tue scelte riguardo la policy dei cookie
sul nostro sito, questo contenuto esterno non può essere visualizzato.
Se vuoi vederlo modifica le tue impostazioni sui cookie premendo uno dei due tasti seguenti.
Questo contenuto è fornito da una terza parte. A causa delle tue scelte riguardo la policy dei cookie
sul nostro sito, questo contenuto esterno non può essere visualizzato.
Se vuoi vederlo modifica le tue impostazioni sui cookie premendo uno dei due tasti seguenti.
Passano 5 minuti e accade qualcosa di incredibile. Su un calcio d'angolo battuto dal bianconero Dell'Anno, Cervone respinge di piedi sul corpo di Rizzitelli. La carambola è letale, la palla finisce nella porta giallorossa. Udinese e Roma si trovano sull'1-1, Rizzitelli per noi. Rizzitelli per loro.
È a questo punto che esce fuori il carattere dell'uomo Rizzitelli. La tempra di un centravanti entrato nel cuore dei tifosi giallorossi per il suo animo e il suo romanismo, più che per i suoi preziosi gol.
Sette minuti dopo la beffarda autorete, alla Roma viene concessa una punizione dal limite dell'area. E Rizzitelli ci ha raccontato cosa accadde a quel punto: "La voleva calciare Haessler. Gli dissi di non rompermi le scatole. 'Ma come, ma come...', obiettò Thomas. Per poi arrendersi con un vabbé".
Eppure, Rizzitelli non era uno specialista. Non tirava le punizioni. Per quello c'era appunto Haessler. "È vero, ma sentivo che avrei fatto gol. Fu costretto a darmi la palla. Meno male che poi ho segnato, altrimenti...".
Il gol di Rizzitelli consente alla Roma di tornare in vantaggio.
Prima del fischio finale, però, Ruggiero si trova di nuovo sotto ai riflettori, tenendo in gioco Balbo in versione (ancora) bianconera nell'azione che porta l'Udinese al 2-2. Ma la bandierina del guardalinee si alza e l'arbitro Trentalange di Torino non convalida.
E la Roma riprende così a vincere in trasferta dopo un'astinenza che durava da maggio 1992.
Udinese-Roma 1-2, Rizzitelli, Rizzitelli (A), Rizzitelli.
A distanza di 27 anni, Rizzigo' ricorda ancora con tenerezza la mano che guidava quella Roma, quella di Boskov. "Vujadin era un personaggio divertente, positivo. Non giocavamo bene, ma lui ci esaltava: Dài, ché vinciamo il campionato". Voleva che calciassimo da qualsiasi distanza, anche da 70 metri. Credeva nelle coincidenze, nelle deviazioni fortuite. Diceva: Se voi non calciate palla, palla non entra. Oppure: Se voi non tirate, il portiere come fa a sapere se para? Aveva ragione lui".
Confermo di aver preso visione della privacy policy.
© 2018/2024 Soccer S.r.l. – P.IVA 09305501000 - tutti i diritti riservati. I nomi AS Roma, i loghi e le immagini sono marchi registrati o non registrati di Soccer S.r.l. Tutti gli altri marchi possono essere di proprietà dei rispettivi titolari.