Riceviamo e pubblichiamo questa lettera. L'ha scritta Francesca De Santis, una romanista che vive a Torino. L'ha inviata a nome della sua famiglia. Lo ha fatto per una tifosa speciale.
Cara AS Roma, cara "Magica",
Ti scrivo perché il 2 novembre se n'è andato via un pezzo di Roma e del mio cuore: mia nonna, Linda, fondatrice e prima presidentessa del Roma Club “Donne in giallorosso”, ha scelto a 90 anni di bussare alle porte del Paradiso a braccetto con il Maestro Gigi Proietti da una parte e Sean Connery dall'altra, nel giorno in cui nel 1975 veniva ucciso Pierpaolo Pasolini, uno dei suoi scrittori preferiti che tanto amava Roma, dal centro alle sue periferie più autentiche e popolari.
Perché mia nonna adorava questa città visceralmente, con i suoi chiaroscuri, nella sua totalità; ne conosceva la storia e gli aneddoti e soprattutto ne amava l'unica vera squadra dai colori più belli der monno 'nfame.
Per mia nonna, nata a Borgo Pio e cresciuta a Garbatella, la Roma non era una semplice passione ma una fede che, come recita il credo dei romanisti, non si discute ma si ama. E questa fede è sicuramente una di quelle cose che le hanno permesso di vivere nel senso più pieno del termine, facendole provare gioie, speranza, rabbia, attesa: una di quelle cose che, nonostante gli anni e i limiti che la vecchiaia brutalmente le ha imposto, l'hanno fatta emozionare sino all'ultimo e le hanno permesso di riconoscersi: “Sono ancora io, sono ancora quella di sempre”.
Il 24 novembre del 1994, in un negozio di ottica del quartiere Garbatella, dall'amore per questa maglia di mia nonna e delle sue amiche tifose, è nato il Roma Club "Donne in giallorosso", primo club della Roma esclusivamente composto da donne.
Un consiglio direttivo tutto al femminile, dove ognuna ricopriva una carica che rispecchiava le proprie inclinazioni e competenze; un luogo dove madri di famiglia, nonne, ragazze, ma prima ancora donne, si sono ritrovate - in nome di una passione - a frequentare "una stanza tutta per loro".
Mia nonna ha guidato il club in trasferta per seguire la Roma in Europa o in ritiro a Predazzo per la preparazione atletica estiva; ha scardinato, nella sua quotidianità, quell’assunto di altri tempi per il quale il calcio era una cosa da uomini; per Nonna Linda, il Club e la Roma sono stati il modo per uscire dal ruolo di madre di tre figli, rimasta vedova da giovanissima, riscoprendosi autonoma e capace di realizzare qualcosa di bello; per mia nonna la Roma, oltre a essere una fede, è stato un vero e proprio riscatto.
Sono tanti gli aneddoti e i ricordi della sua vita da romanista: il sale grosso gettato in Curva Sud contro la sfortuna; le preghiere, sacre e profane, urlate davanti alla Basilica di San Pietro dal finestrino della macchina lungo il tragitto per andare verso l'Olimpico; gli stornelli romani e i cori della curva che cantava mentre salivo le scale, di ritorno da scuola; l’odore del sugo che cuoce in pentola, che si unisce al suono della radio sintonizzata sempre su una delle tante emittenti private dedicate alla Roma, e le chiamate che mia nonna faceva per discutere dell’argomento del giorno. E che terminavano sempre con un “Me se sentiva bene, nì?”.
Poi è arrivato lo scudetto scucito dar petto alla Lazio nel 2001, l’unico che io e mia nonna abbiamo condiviso: conservo ancora quel pezzetto di campo dell’Olimpico che mi ha portato e sul quale avevo messo una bandierina con uno stecchino e un pezzo di carta tricolore con scritto "Roma Campione d’Italia 2000/2001". La terra ormai si è praticamente consumata ma la bandierina è ancora lì a ricordare che, come tifosi, abbiamo provato delle grandissime gioie.
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Nonostante non potesse più andare allo stadio da tempo, mia nonna ha continuato a rinnovare il suo abbonamento ogni anno. “Così la società può compra' i giocatori boni”, diceva. Potete immaginare che sorpresa e che gioia quando quest'anno, durante la prima ondata di Covid-19, ha ricevuto il pacco di Roma Cares con i beni di prima necessità dedicato agli abbonati over 75. Pasta, farina, colomba pasquale, marmellate e l'immancabile sciarpa.
Ci siamo sentite al telefono quel giorno:
"Ciao Nì, pensa che la Roma m'ha mannato un pacco tutto per me! A me sì, mentre ad Arnaldo (un altro tifoso che andava allo stadio con mia nonna) non è arrivato, perché lui non se abbona più! Comunque c'è 'n sacco de roba, te la vieni a prende'?".
"No, nonna, non si può uscire. Io poi sto a Torino, chissà quando potrò tornare giù".
"E vabbè, allora se quanno me vieni a trova' c'è ancora qualcosa, se la magnamo insieme".
E adesso Nonna Linda se n'è andata per sempre, circondata dall'affetto di tutta Garbatella, con il suo abbonamento e la sciarpa del Club sotto al cuscino.
È stata una donna straordinaria che ci ha amato e insegnato tanto e che, come è stato detto al suo funerale l'altro giorno, non ha attraversato la vita, ma l'ha corsa. Proprio come una partita della nostra magica Roma.
A noi adesso non restano che i tanti ricordi che ci ha regalato. Ci sembra di averla persa, ma in realtà non è vero. Perché, come ci ripeteva sempre, chi tifa Roma nun perde mai.
Ciao Nonna Linda, ti amiamo tanto.
La tua famiglia
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