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    Haessler: "Indimenticabile il mio gol segnato alla Juventus"


    Se fosse stato per Gianfranco Giubilo, Thomas Hässler sarebbe nella Hall of Fame della Roma

    Se fosse stato per Gianfranco Giubilo, Thomas Haessler sarebbe nella Hall of Fame della Roma. Perché per lui, storica penna del giornalismo romano, è “uno dei più grandi esterni che ha avuto la Roma”.

    Parole testuali, pronunciate durante la riunione con gli altri membri della commissione per stabilire quali calciatori poter eleggere nel salone della fama. Alla fine la sua volontà non fu esaudita, ma solo perché la galleria romanista è piena di fuoriclasse.

    Forte lo è stato davvero, il piccolo tedesco. Baricentro basso, qualità infinita nei piedi, fantasia. Un’ala atipica, con tanto calcio in testa.

    Non veloce alla Gervinho, però abile nell’uno contro uno. I romanisti gli dedicarono un coro ad hoc, sulle note della canzone del Tetris: “Poporopoporopo Tommasino Haessler go’”. In realtà, fare gol non era proprio il suo mestiere, ma ogni volta che si apprestava a battere un calcio di punizione partiva il brano, accompagnato da una particolare gestualità con le braccia.

    “Difficile trovare oggi uno che batte le punizioni come me…”, dice scherzando Haessler, che nella Roma ha collezionato 118 presenze e 14 reti.

    Arrivò nel 1991 alla Roma dopo un anno travagliato nella Juventus di Gigi Maifredi. A distanza di quasi trent’anni, farebbe scelte diverse se potesse tornare indietro?

    “No. Ripeterei le stesse scelte di allora. Ho passato tre anni bellissimi a Roma, città meravigliosa, in un club storico e con tifosi appassionati”.

    Se dovesse pensare a un momento in particolare vissuto con la maglia giallorossa?

    “Difficile. È stata un’esperienza molto bella per me e la mia famiglia. Sia fuori dal campo, sia sul terreno di gioco. La Serie A italiana era il miglior campionato in Europa, all'epoca. Ho dei bei ricordi di quel periodo. La mentalità italiana, la cultura, l’ospitalità, la cucina... È stato semplicemente tutto meraviglioso”.

    Solo pregi, pare di capire.

    “Non riesco davvero a ricordare periodi difficili. Calcisticamente parlando, se devo indicare il momento migliore, dico il gol segnato alla Juventus”.

    Da ex giocatore bianconero.

    “Giocare contro un club che era stato tuo in passato è sempre una cosa particolare. Ma l’emozione finiva non appena l’arbitro fischiava l’inizio del match. Ovviamente, porto con me più ricordi alla Roma che alla Juventus. Non può essere altrimenti, sono stato giallorosso per tre anni. I miei assist, i miei gol, i successi, tutto questo mi ha sempre reso felice. E tra questi, come detto, proprio quella partita vinta contro la Juve 2-1, con un gol mio e l’altro di Giannini (28 febbraio 1993, ndr)”.

    A proposito di Giannini, che rapporto aveva con il suo capitano di allora?

    “Sa una cosa? Ho sempre avuto un buon rapporto con i miei colleghi. Andavo molto d'accordo con tutti. Peppe era un giocatore forte e un bravo ragazzo”.

    Segnò anche in un derby, nel 1991.

    “Quello, però, finì in pareggio. In quel momento storico le sfide con la Lazio finivano spesso 1-1 o 0-0. Il mio fu il gol del pari, il vantaggio lo realizzò Ruben Sosa. Segnare in una partita così importante e sentita è sempre qualcosa di speciale. Notavo tanta gioia nei tifosi della Roma”.

    Nelle tre stagioni romaniste, dal 1991 al 1994, ha avuto altrettanti tecnici: Ottavio Bianchi, Vujadin Boskov e Carlo Mazzone. A qualcuno di questi è rimasto più legato?

    “Ho preso qualcosa da tutti e tre questi allenatori: tattica, motivazione, leadership nella squadra. Anche oggi, che ho aggiunto ulteriori competenze da coach, riesco a pensare ai concetti dei miei ex allenatori. Ne ho avuti tanti bravi”.

    Restando in tema di allenatori, tra i suoi compagni di squadra di allora nella Roma c’era Sinisa Mihajlovic, attualmente alla guida del Bologna. Lui ha reso pubblica la sua battaglia contro la leucemia, dando un messaggio pubblico di speranza a tanti.

    “So tutto. Questa è una malattia molto grave. Ne parlo, purtroppo, con cognizione e conoscenza personale. Mio fratello è morto di leucemia all'età di diciassette anni, io all'epoca ne avevo tredici. Fu un momento molto brutto per tutta la nostra famiglia. Sinisa merita rispetto. Era ed è un combattente. Incrocio le dita per lui, sicuro che andrà tutto bene”.

    Mihajlovic era – proprio come lei – uno specialista delle punizioni. Nel calcio di oggi c’è un tiratore bravo come Hässler?

    “Come me? Difficile… (ride, ndr). Se devo citare qualche nome, comunque, dico Alaba, Lewandowski, Neymar, Messi”.

    Domenica guarderà in tv Roma-Juventus?

    “Sì, naturalmente. Seguo regolarmente la Serie A italiana, soprattutto la Roma e la Juve. Sarà così anche questa volta, ovviamente”.

    La mentalità italiana, la cultura, l’ospitalità, la cucina... È stato tutto meraviglioso nella Roma

    - Thomas Hassler