Serie A, Domenica, 15 DIC, 18:00 CET
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    Addio Gigi Proietti, Maestro romanista


    Ecco come nacque il grande amore di Gigi Proietti per la Roma

    Il Maestro non c'è più. Gigi Proietti se n'è andato all'alba dei suoi 80 anni. Mostro sacro del teatro, Mandrake della commedia all'italiana, Proietti ha rappresentato la perfetta sintesi della romanità.

    Di lui e per lui, per la carriera di uno dei più grandi artisti del nostro Paese, parlano tutte le testate giornalistiche italiane e non solo. Nell'uragano di omaggi che inondano il web dopo la notizia della sua scomparsa, ci piace contribuire ricordando il suo legame con i nostri colori. L'amore di Gigi Proietti per la Roma.

    In una bellissima intervista pubblicata sulla rivista "Giallorossi" nel 1977, raccontò perché tifasse Roma: "Sono romanista perché sono romano: è un fatto fondamentale di campanile. Uno che nasce a Roma e si interessa di calcio, sia pure marginalmente, sia pure di rimbalzo, non può fare il tifo che per la Roma. È un fatto di pelle: il romano deve essere giallorosso".

    Ma per un attore di teatro non è facile seguire la Roma: il weekend è tempo di rappresentazioni senza sosta. "Io sto da una parte del Tevere, dentro il Teatro Tenda, e lo Stadio Olimpico sta dall’altra: in mezzo a noi c’è soltanto il fiume e il ponte Duca D’Aosta che è il ponte che i tifosi percorrono la mattina per arrivare allo stadio e il pomeriggio per tornare a casa. Io all’ora in cui giocano sto già a teatro e il vento mi porta gli echi della gara: io la partita non la vedo ma la sento".

    Il vento mi porta gli echi della gara. Quel vento che fu il Commando Ultrà Curva Sud, come scrisse nel 1994 un grande giornalista-tifoso come Roberto Stracca. Quel vento aggiornava il Maestro: "L’urlo del gol è inconfondibile, ma ogni azione ha la sua voce, lo scampato pericolo, la nascita della manovra, lo sviluppo favorevole, il fatto improvviso. Tutto mi arriva un po’ sfilacciato per il passaggio sul Tevere ma nitido e preciso".

    "E poi, più tardi, a partita finita, ci sono le conferme, i particolari, i dettagli: c’è il rientro dei tifosi a casa. Escono dallo stadio, ripassano il ponte e si vanno a disperdere nella città con gli umori che ha suscitato l’esito della partita con le bandiere spiegate o arrotolate".

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    In quella stessa intervista, Proietti rivelò l'alfa - l'origine, la ragione prima - della sua passione per la Roma: "Avevo un amico di quelli che si danno un certo atteggiamento intellettuale, era una domenica di febbraio del 1970 e mi propose di accompagnarlo allo stadio, dove era in programma uno scontro tra la Roma di Herrera e il Napoli di Zoff e Bianchi".

    "Mi disse che il derby del Sud era uno spaccato sociale estremamente interessante da seguire. Io andavo più che altro per curiosità, per cercare di capire i risvolti psicologici di questo fenomeno di massa che era il tifo per una squadra di calcio. Tutto regolare fino all’inizio della partita, ma quando, dopo pochi minuti, segnò Salvori al mio amico je se so’ sderenate le tonsille. Altro che spaccato sociale. La Roma comunque vinse 2-1 e io da quel giorno divenni tifoso giallorosso".

    Grazie di tutto, Gigi Proietti. Per i tuoi capolavori. Per averci fatto sorridere. Per avere condiviso con noi l'amore per la Roma.