In uno scese in campo per disputare la sua partita ufficiale, nell’altro venne solo tifata, a distanza di 300 km dall’evento. Cronaca di un pomeriggio di un giorno da lupi, del 19 ottobre 1997. Al Franchi di Firenze, alle 15.30, la formazione allenata da Zeman affronta la Fiorentina di Malesani ed è accompagnata da circa tremila tifosi giallorossi, sistemati nel così definito “formaggino”.
All’Olimpico di Roma, invece, si sistemano – senza tante differenze tra settori – circa 50mila romanisti per seguire la diretta dai maxi-schermi. I cancelli si aprono a tutti gratuitamente in una tipica atmosfera da ottobrata romana.
La partita virtuale
Non sono presenti giocatori sul rettangolo di gioco, non c’è alcuna attività sportiva nemmeno sulla pista di atletica. Molti dei presenti sono spalle al terreno verde, con lo sguardo rivolto quella sorta di televisione gigante posta sopra le due curve, che in un giorno di partita normale serve per vedere la formazione iniziale all’annuncio dello speaker, le grafiche celebrative ai gol e nell’intervallo per presentare sponsor di vario genere, tipo ristoranti chiusi “il mai” o concessionarie sparse per la città.
La gara in questione, valida per la sesta giornata di campionato, attira l’attenzione di tanti sostenitori non solo per i contenuti tecnici della stessa. Per esempio, la sfida tra 9 argentini Balbo contro Batistuta. Oppure, l’incrocio tra due 10 di classe assoluta come Totti e Rui Costa. C’è in ballo anche un discorso di classifica.
Entusiasmo rinnovato
La Roma, dopo il 6-2 al Napoli, ha 11 punti in cinque turni, a due lunghezze dalla capolista Inter del “fenomeno” Ronaldo, a pari merito con Juventus e Parma. Finita la stagione tormentata 1996-97, con la salvezza raggiunta solo nelle ultime giornate del torneo, la Roma torna a respirare l’aria salubre dell’alta classifica. Con un entusiasmo rinnovato da parte della sua gente.
Non potendo soddisfare le richieste di tutti quelli che vorrebbero andare nel capoluogo toscano “a sostener la Roma”, le istituzioni preposte e alcuni rappresentati del club avanzano l’idea di sfruttare l’impianto di casa, considerato che la Lazio avrebbe usufruito dello spazio il giorno prima, il 18 ottobre, in un anticipo contro l’Atalanta. Quest’ultima contesa avrebbe visto il successo degli ospiti con reti di Sottil e Dundjerski. 0-2. Giusto per la cronaca. La proposta viene accettata senza indugio, visto che il manto erboso, seppur calpestato il giorno precedente, per una volta non deve essere utilizzato.
Storia sugli spalti
A distanza di nemmeno 24 ore, la Roma tenta il colpaccio esterno. I novanta minuti scorrono veloci al Franchi e all’Olimpico, con qualche sussulto. Soprattutto da parte giallorossa. Balbo fallisce un rigore nel primo tempo e Toldo nega a Di Biagio la gioia di un gol che sembra fatto. L’equilibrio non viene intaccato, il risultato resta a reti bianche. 0-0.
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Ma, per una volta, la storia viene scritta sugli spalti. Quelli dell’Olimpico. Anche se la visione dell’incontro non è perfetta per i riflessi del sole sullo schermo, i telegiornali della sera dedicano più di un servizio al pomeriggio vissuto sulle tribune.
Perché in quel giorno e in quell’epoca senza pandemia, la Roma venne seguita in uno stadio svuotato dallo sport, ma riempito dall’amore di 50mila persone. Una accanto all’altra. Con quella voglia di stringersi un po’, per “colpa della Roma”.
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