Il 16 ottobre 1953 nasceva uno dei più grandi campioni della nostra storia. Come Amadei, e come accadrà con Totti, anche Falcao fu l'ottavo Re di Roma. Ma di "Divino" c'è stato solo lui: Paulo Roberto Falcao. Il suo soprannome non ha avuto eredi.
Ecco 10 curiosità sul numero 5 per antonomasia della Roma.
Sbarcato a Fiumicino alle 10:35 del 10 agosto, viene presentato ai tifosi romanisti il 30 agosto all'Olimpico contro la sua ex squadra, l'Internacional di Porto Alegre. Falcao è un regista, ma è soprattutto un brasiliano atipico: ha una classe pazzesca, ma non vive per i dribbling e le giocate da funambolo. Prima della partita, però, il presidente Dino Viola gli chiede qualche numero a effetto. "Sono venuto a Roma per vincere e non per fare giochi di prestigio per il pubblico", gli risponderà Falcao dopo l'amichevole.
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Come si pronuncia esattamente "Falcao"? A Paulo Roberto lo chiedono subito, dopo lo sbarco a Roma. Il musicista brasiliano Jorge Ben ha una felice intuizione e costruisce su questo equivoco un curioso singolo. Il cantautore elenca tutte le pronunce che aveva sentito a proposito del connazionale fuoriclasse: "Faucaun", "Falzon", "Falcone". L'effetto complessivo è bellissimo.
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Il 14 settembre 1980, poco prima dell’inizio della partita Como-Roma - è la gara di esordio di Falcao - Don Giovanni Lanfranconi, parroco della chiesa vicino allo stadio Sinigaglia, benedice il campo di gioco e le due squadre. Quasi un segno del destino per Falcao, che verrà ribattezzato il "Divino".
I giornali Corriere dello Sport, Il Messaggero, Il Tempo e Paese Sera giudicano eccellente la prestazione di Falcao in Como-Roma, assegnando al brasiliano 7.5 in pagella. Il voto è il medesimo sui quattro organi di informazione. Media voto perfetta.
Il cambio di mentalità della Roma con Falcao in mezzo al campo avviene dalla prima partita, proprio da Como-Roma. Lo rivelerà lo stesso brasiliano anni dopo: “Parlando con alcuni compagni di squadra, avevo avvertito in loro il fatto di accontentarsi di un pareggio all’esordio in campionato in trasferta. Gli feci capire che bisognava cominciare a vincere subito e che un discorso del genere non andava mai fatto”.
Non solo. Nell’intervallo Liedholm si raccomanda di dare a Falcao quanti più palloni possibili. “Non ne può toccare 4, ma almeno 400”, è il senso del discorso del Barone.
Se Falcao si è ambientato bene a Roma, parte del merito va anche a Pato Moure. È il "fratello di latte" del Divino, èl'uomo che lo accompagna nella sua esperienza giallorossa per non fargli soffrire la celebre saudade, la malinconia che affliggeva i brasiliani quando lasciavano il loro Paese.
Pato lavora come giornalista nelle emittenti locali romane. Sono memorabili le sue radiocronache: "Roma quattttroooo, Fiorentina nienteeee". All'indomani dello Scudetto 1983, incide l'intramontabile "Roma Gol".
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In un sondaggio lanciato dal nostro sito, Falcao è stato votato miglior straniero della storia della Roma. Il Divino si è imposto in finale su Gabriel Omar Batistuta, mentre nel cammino del nostro "torneo" aveva superato nell'ordine Emerson, Kevin Strootman, Toninho Cerezo e Aldair.
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Il 16 ottobre 1959, per il sesto compleanno del figlio, papà Bento gli regala un paio di scarpini da calcio. E quando nel Natale dello stesso anno Paulo Roberto riceve un camion giocattolo, Paulo Roberto dice ai genitori che doveva esserci stato un errore: Babbo Natale si era sbagliato, perché lui aveva chiesto una palla. L'amore del futuro Divino per il calcio è ormai sbocciato.
Per molto tempo, Falcao lo ha giudicato il suo gol più bello: "Mi arriva la palla al limite dell’area e, dopo una serie di passaggi consecutivi senza far cadere la palla a terra, la scaravento in rete". Fu così che Paulo Roberto descrisse il gol realizzato, nel 1976, al minuto 90 di Internacional-Atletico Mineiro, semifinale della massima divisione del campionato brasiliano. Fu una marcatura decisiva, oltre che meravigliosa: consentì all'Internacional del Divino di approdare in finale. Finale che sarà poi vinta dal club di Porto Alegre, ai danni del Corinthians.
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Monica Vitti, Alberto Sordi e... Paulo Roberto Falcao. Questa è la platea d'eccezione che viene invitata nel 1981 dal regista Sergio Leone, il padre degli spaghetti western, ad assistere nella sua villa alla prima di "Bianco, Rosso e Verdone", film cult della commedia all'italiana. A raccontare l'episodio è proprio Carlo Verdone, che di quella pellicola è il regista.
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