Per l'occasione partiamo da Roma-Foggia del 5 settembre 1990, sfida di andata dei sedicesimi di finale di Coppa Italia. È un primo atto. Una prima volta. Per diversi motivi. Intanto, per la location.
I giallorossi tornano a giocare allo stadio Olimpico dopo 465 giorni dall’ultima volta. Quell’ultima, peraltro, era stato un derby Roma-Lazio 0-0 non memorabile. Da allora, c’erano stati i lavori di ristrutturazione, la stagione disputata al Flaminio (1989-90) e il Mondiale di Italia 90 vinto in finale dalla Germania contro l’Argentina proprio all’Olimpico.
L’impianto ora si presenta con un aspetto più moderno e una copertura nella parte superiore non presente in precedenza. Almeno, se fosse piovuto, qualcuno avrebbe potuto trovar riparo.
Non era questo il caso, almeno per Roma-Foggia. È estate (ancora) e fa caldo. Come un primo giorno di scuola. Ed è una prima, appunto. Per esempio, la partita numero uno della stagione, in una competizione che la Roma vincerà, arrivando in finale pure di Coppa UEFA. La squadra è allenata da Ottavio Bianchi, al debutto.
Inoltre, sul terreno di gioco esordiscono diversi altri calciatori: il portiere Giuseppe Zinetti, il terzino Amedeo Carboni, l’attaccante Carnevale, il fantasista Salsano, ma – soprattutto – un difensore brasiliano che arriva dal Benfica con un casco di capelli ricci in testa da far invidia a chiunque. Lui è Aldair Nascimento Santos. Diventerà campione del mondo con il Brasile nel 1994, ma soprattutto campione d’Italia in giallorosso nel 2001.
Un fuoriclasse, uno dei migliori difensori di sempre. Alla prima contro il Foggia di Zeman, un allenatore che Pluto incontrerà in futuro. Pluto, il soprannome che prese Aldair a Roma.
Ecco la nostra formazione di quella sera.
1. Giuseppe Zinetti: portiere di buona reattività, talvolta eccessivamente nervoso nelle reazioni, alla lunga diventerà il vice di Giovanni Cervone. Giocò nella Roma dal 1990 al 1993, collezionando 44 presenze.
2. Antonio Tempestilli: difensore arcigno, non di grande proprietà tecnica, ma generoso. Veste il giallorosso dal 1987 al 1993 mettendo insieme 162 partite e 7 gol. Successivamente, ricoprirà anche diversi incarichi in società.
3. Amedeo Carboni: terzino sinistro di spinta, non impeccabile nella soluzione al cross per gli attaccanti, però prezioso nelle due fasi. In futuro, nella stagione 1996-1997, è anche capitano designato della Roma dopo l’addio di Giannini. 230 presenze, 4 gol dal 1990 al 1997.
4. Giovanni Piacentini: mediano faticatore in mezzo al campo. Tanta abnegazione al servizio dei compagni, meno raffinato sul piano tecnico. Ma segnerà uno dei gol più belli nella storia dei derby, nel 1993. 189 presenze, 2 reti.
5. Aldair: punto fermo della Roma degli Anni 90, difensore centrale di qualità con un raro senso dell’anticipo. Uno dei migliori interpreti del ruolo del Brasile e del continente per tanti anni. Tredici anni di militanza romanista, 436 presenze, 20 gol, 1 Coppa Italia, 1 scudetto e 1 Supercoppa Italiana.
6. Sebino Nela: l’unico calciatore ad aver disputato due finali europee con la maglia della Roma. Era presente tra gli 11 di Roma-Liverpool del 1984 (Coppa dei Campioni), sarà presente nel 1991 sempre da titolare contro l’Inter nell’ultimo atto della Coppa UEFA. Campione d’Italia del 1983, 3 Coppe Italia, 397 presenze, 19 gol.
7. Stefano Desideri: centrocampista di forza, dotato di un gran tiro dalla distanza, prodotto del settore giovanile giallorosso. 190 presenze, 32 gol fatti.
8. Fabrizio Di Mauro: mediano di qualità, numero 8 spesso sulle spalle, giocava spesso con delle fascette bianche sulle caviglie. Anche lui – come Desideri – espressione del vivaio romanista. 132 presenze, 9 gol. P.S. Peccato per la stagione 1993-94.
9. Rudi Voeller: segna la prima e l’ultima rete della Coppa Italia 1990-1991, che la Roma vincerà grazie ai suoi gol. Timbra al debutto con il Foggia, mette al riparo la coppa nella finale di ritorno contro la Sampdoria. L’emblema della sua carriera, il gol. Nella Roma ne fece 68 in 198 gare.
10. Giuseppe Giannini: capitano, in una parola. Leader (romano) designato dopo Agostino Di Bartolomei, “è un principe che ha preso sottobraccio la sua Roma” in più di un’occasione. Alza al cielo la Coppa italia del 1991, avrebbe potuto farlo anche nel 1993 se un palo non si fosse messo di mezzo in finale (dopo tre gol segnati da lui stesso su rigore, in finale col Torino). 437 partite, 75 gol.
11. Andrea Carnevale: la stagione 1990-1991 sarà difficile per lui e Angelo Peruzzi per via di una squalifica. Attaccante forte fisicamente, abile in area di rigore, darà il suo apporto soprattutto tra il 1991 e il 1993. 73 gare, 25 gol.
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