Serie A, Domenica, 9 FEB, 12:30 CET
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    8 azioni per ricordare che giocatore è stato Thomas Haessler


    Sappiamo però che "Tommasino", come era stato ribattezzato affettuosamente dai romanisti, con le sue intuizioni e i suoi colpi su punizione governava effetti aerodinamici, gravità e traiettorie, trovava incastri perfetti.

    Ancora oggi, a distanza di oltre 25 anni dalla sua ultima partita in giallorosso, i tifosi conservano un buon ricordo di lui, che restò per tre stagioni (dal 1991-92 al 1993-94) in un momento non particolarmente felice per la squadra. Alto meno di un metro e settanta, centrocampista rapidissimo di gambe e di pensiero, nelle tre annate romaniste, Haessler segnò 14 gol e realizzò 15 assist in 118 partite, oltre a tante giocate spettacolari che ce lo fanno ricordare come uno dei migliori calciatori giallorossi degli anni Novanta: dalle punizioni, specialità della casa, alle serpentine con le quali poteva andare sul fondo o accentrarsi.

    Colpi che andiamo a rivedere insieme.

    Le punizioni

    Dal limite dell'area o da qualche metro più indietro, a scavalcare la barriera o a "bucarla", sfruttando l'errato allineamento degli avversari. Le punizioni erano uno dei terreni di caccia preferiti da Haessler, meglio se calciate dalla zona dei centro-sinistra perché più naturale per un destro come lui. Molti dei 14 gol complessivi realizzati nelle tre stagioni romaniste li segnò proprio in questo modo.

    E furono gol pesanti, non solo spettacolari, come quello del pareggio nel derby dell'1 marzo 1992 (1-1).

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    Al 70’ la Roma, sotto di una rete, guadagnò una punizione dall'interno della lunetta. Sul pallone andò Haessler che, prima di calciare, si accorse di un posizionamento non proprio perfetto della barriera laziale e del portiere Fiori, preoccupato dalla possibile conclusione sul palo alla sua sinistra: il tedesco decise così di puntare al lato del portiere, sperando che il suo tiro riuscisse a passare senza essere respinto dagli altri difensori laziali occupati in marcatura. Haessler ebbe l'intuizione giusta e anche un pizzico di fortuna perché probabilmente il pallone venne leggermente deviato da un laziale che si staccò dalla barriera troppo presto; la conclusione prese di sorpresa Fiori, che aveva già fatto un passo sul lato opposto.

    Più spettacolare invece la punizione dell'1-0 in Roma-Wacker Innsbruck, ritorno dei trentaduesimi di finale di Coppa Uefa del 30 settembre 1992. Il punto di battuta si trovava a circa 25 metri dalla porta, spostato sul mezzo spazio di sinistra: la posizione perfetta per un destro.

    Da quel punto, l'unica opzione possibile per calciare in porta in genere è aggirare la barriera e sperare che il portiere non sia così reattivo da spostarsi velocemente su quel lato. L'esecuzione del centrocampista tedesco fu perfetta.

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    Haessler colpì il pallone di interno destro, di taglio, imprimendo alla palla una rotazione molto forte che prima la fece alzare rapidamente e superare la barriera di cinque calciatori austriaci, poi la riportò verso il basso. Il pallone si abbassò improvvisamente, spinto verso il terreno da quella che i fisici definiscono “spinta Magnus verticale negativa”.

    Splendido anche questo colpo contro l'Atalanta, il 26 settembre 1993 all'Olimpico (2-1), dal limite dell'area, esempio di forza e precisione.

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    I gol

    Haessler sapeva calciare punizioni anche in movimento. Alcuni tra i suoi gol più belli da romanista furono infatti tiri dalla distanza o da posizioni complicate che poteva tentare sia con il destro sia con il sinistro, con la stessa qualità ed efficacia. Quello segnato contro l'Inter all'Olimpico, nel 4-1 del 18 ottobre 1992, fu probabilmente la sua rete più bella in giallorosso.

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    Sul lato destro, appena fuori dall'area interista, Haessler superò un avversario rientrando sul piede preferito, poi ne affrontò altri due: oltrepassò il limite dell’area, ma anziché crossare inventò un colpo di esterno destro disegnando una traiettoria con un effetto laterale che lasciò Zenga (e il pubblico) senza parole; fu una conclusione forte e improvvisa, così imprevedibile da prendere in controtempo il portiere dell’Inter, che non riuscì neppure a tuffarsi e fu costretto a vedere la palla finire sul secondo palo.

    Guardate questo gol alla Juventus nel 2-1 del 28 febbraio 1993, all'Olimpico.

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    Guardate come si muove Peruzzi, portiere della Juventus, dopo il tiro da fuori area del centrocampista tedesco: in quel momento, era avanti di un paio di metri rispetto alla linea di porta e fu scavalcato dal pallone che velocissimo si alzò per poi abbassarsi di colpo e allargarsi verso il palo alla destra del portiere. Haessler era arrivato alla conclusione dopo una rapida conduzione di palla, fintando sulla trequarti di allargarsi sul sinistro per poi accentrarsi sul destro, liberarsi e scaricare tutta la sua forza sul pallone con l'immancabile saltello finale per rimanere in equilibrio.

    Le giocate

    Forza nelle conclusioni, ma anche tecnica, qualità in conduzione e nell'uno contro uno. Haessler riusciva con facilità a scappare via agli avversari, dare al gioco improvvise accelerazioni innescate da una finta iniziale. Questa è una sua azione personale in Roma-Bari del 24 maggio 1992 (2-0), spunto che non portò al gol.

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    Su azione di contropiede, Haessler ricevette la palla poco dopo la linea di centrocampo, sulla destra, e partì a razzo mentre alla sua sinistra spuntava Rudi Völler; "Tommasino" saltò un primo avversario di destro, poi ne superò un altro rientrando sul sinistro con grande forza di gambe, si accentrò, poi fece partire un tiro molto potente che venne respinto dal portiere, a dimostrazione della sua capacità di concludere in maniera precisa e potente con entrambi i piedi. Capacità tecniche che, unite all’intelligenza tattica, ne facevano un giocatore che poteva ricoprire più ruoli nel centrocampo, giocare con disinvoltura sia come esterno sia come interno.

    In casa del Grasshoppers, nei sedicesimi di finale nella Coppa Uefa 1992-93, Haessler fu tra i protagonisti dell'azione che portò al raddoppio di Caniggia, un contropiede iniziato con un colpo di tacco del tedesco a Giannini.

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    Giannini prolungò subito per Caniggia, che difese la palla, si girò per servire nuovamente Haessler, poi si buttò dentro puntando l'area. Il tedesco portò palla velocissimo in diagonale attirando i difensori svizzeri verso il lato opposto del campo, poi quando sembrava ormai scontato il passaggio a Rizzitelli che arrivava a rimorchio, con l'esterno destro cambiò lato e tagliò in due la difesa avversaria mettendo l'attaccante argentino solo davanti al portiere, occasione che non si lasciò sfuggire.

    Ancora un assist, nell'ultima azione che vi proponiamo. È quello per Abel Balbo in Cremonese-Roma 1-1 del 20 febbraio 1994.

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    Su un cross un po' lungo di Cappioli dalla sinistra, arrivò per primo dall'altra parte Haessler con un paio di uomini addosso: difficile, in quella situazione, mettere giù il pallone e trasformarlo in qualcosa di buono, così prese di sorpresa i difensori della Cremonese rimettendo subito al centro di destro. Un tocco non certo semplice, ma che riuscì alla perfezione. Balbo, che si stava spostando verso il primo palo, capì l'intenzione del compagno, fermò la corsa e con un paio di passi all'indietro riuscì a coordinarsi per colpire il pallone di testa e fare centro.

    Giocate istintive e spettacolari di un giocatore dalla classe eccellente.