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    Historic XI: 5 debuttanti tra i quali Cafu e Di Francesco




    31 agosto 1997, Firenze, stadio Artemio Franchi, Empoli-Roma, prima giornata della Serie A 1997-98.

    La giornata è calda e soleggiata, il mondo intero è scosso da una notizia arrivata nella notte tra il 30 e il 31: la morte di Lady Diana a Parigi in un incidente stradale. C’entra nulla con il calcio, ma in giro non si parla d’altro.

    Firenze, si diceva. Stavolta non sono i viola della Fiorentina a fare gli onori di casa. È l’Empoli, neopromosso nel massimo campionato, che non può ancora organizzare gli incontri al Castellani.

    La Roma si presenta a cospetto di una formazione tutta da decifrare e scoprire, in campo neutro. Si sa poco degli azzurri. La squadra è allenata da un trentottenne esordiente nel massimo campionato. Si chiama Luciano Spalletti.

    Lui, insieme a Carlo Ancelotti, sono i tecnici più giovani del torneo ai nastri di partenza (entrambi, classe 1959). Spalletti è un uomo dal fisico atletico, in tuta sociale, capelli sul viale del tramonto, ma un’idea di calcio evoluta, molto vicina a quella dell’avversario di turno, Zdenek Zeman.

    “A me piace attaccare come lui, ho studiato tanto il suo Foggia”, fa sapere il toscano alla vigilia della gara. È la prima per Spalletti a livelli grandi, è la prima anche per il boemo alla guida romanista dopo l’esonero con la Lazio. “Sdengo” è l’emblema di una rivoluzione attuata in un’estate piena di arrivi, ma anche di addii.

    La fascia di capitano è passata dal braccio di Amedeo Carboni (ora in Spagna, al Valencia) a quella del bomber Abel Balbo. La maglia numero 10 della Roma è sulle spalle di Francesco Totti, ma il talento ventunenne è assente alla prima.

    Nell’undici di partenza, sono presenti cinque debuttanti su undici. Il portiere austriaco Konsel già di 35 anni e con i capelli brizzolati, il terzino brasiliano Cafu (fiore all’occhiello del mercato), il centrale di difesa Servidei, il centrocampista Di Francesco, l’attaccante verdeoro Paulo Sergio. Sia Cafu, sia Paulo Sergio – insieme ad Aldair – sono campioni del mondo in carica con la Selecao, a Usa ’94. In carica, perché questa è la stagione che porterà a Francia 1998.

    Ecco gli 11 giallorossi.

    1. Michael Konsel: arrivato a 35 anni suonati dal Rapid Vienna, in due anni nella Capitale dimostra di essere un portiere reattivo e affidabile. Verrà soprannominato “Er pantera”. 45 presenze dal 1997 al 1999.

    2. Marcos Cafu: è il terzino di spinta ideale per gli allenatori offensivi. Brasiliano, tecnica sopraffina, corsa incessante sulla destra. Diventa presto “Pendolino”, sarà tra i protagonisti dello scudetto del 2001. Dal 1997 al 2003, 218 presenze, 8 gol.

    6. Aldair: leader incontrastato del reparto di difesa della Roma per anni. Sarà campione d’Italia nel 2001. “Aldair, Aldair, Aldair”, è il coro che gli dedicano ancora oggi i tifosi. In 13 anni, 436 presenze, 20 gol.

    15. Cristian Servidei: centrale di difesa che lasciava intravedere doti interessanti, non riuscirà ad imporsi ad altissimi livelli. 9 presenze complessive con la Roma. Oggi ha cambiato vita: affitta case per studenti a Ferrara.

    5. Vincent Candela: terzino sinistro di ruolo, piedi da dieci navigato. Nel 1998 si laurea campione del mondo con la Francia, nel 2000 campione d’Europa ai danni dell’Italia, nel 2001 si fa perdonare ed è tra i giocatori più presenti nella stagione del terzo scudetto romanista, 2000-01. Dal 1997 al 2005, 289 presenze, 16 gol.

    11. Eusebio Di Francesco: “Turbo” a centrocampo, giocatore generoso, ma anche di qualità. Nonostante un lungo infortunio, anche lui è campione d’Italia nel 2001. “Nello spogliatoio, Di Francesco fu fondamentale nell’anno dello scudetto”, parole di Fabio Capello. 129 presenze, 16 reti. E dal 2017 al 2019 anche allenatore della Roma semifinalista di Champions.

    4. Luigi Di Biagio: è il regista ideale per Zeman, con la sua propensione a verticalizzare di continuo il gioco. Romano di Testaccio, è tra i giocatori più importanti nel biennio del boemo. 140 presenze, 19 gol.

    17. Damiano Tommasi: altro faticatore da centrocampo. Una vita da mediano, ma pure da Damiano. “Anima candida”, calciatore leale, la sua massima espressione coincide con lo scudetto della Roma nel 2001. In quel campionato è un giocatore imprescindibile. Milita nella Roma dal 1996 al 2006, 351 presenze, 21 gol.

    24. Marco Delvecchio: non è stato soltanto l’uomo dei derby con Da Costa e Totti, ma tanto di più. Attaccante d’area di rigore, ma disposto pure al sacrificio. “Pure lui suda parecchio” era il passaggio in un famoso brano post scudetto. Anche lui, è tra quelli del 2001. 300 presenze, 83 gol.

    9. Abel Balbo: bomber della seconda metà degli Anni 90. Il 9. L’idolo dei bambini. I tifosi lo invocavano sulle note della canzone dei 2 Unlimited, “No limits”. “Balbo, Abel Balbo, Abel Balbo, Balbo, Balbo”. Campione d’Italia nel 2001, 182 presenze, 87 gol.

    7. Paulo Sergio: arrivato a parametro zero dal Bayer Leverkusen, con la fama di campione del mondo a USA 94, diventa presto un titolarissimo per Zeman. Dal 1997 al 1999 colleziona 77 presenze e segna 26 gol.

    La gara: la Roma vince la partita 3-1 grazie al gol di Delvecchio e alla doppietta di Balbo. La rete di Delvecchio è la numero uno del campionato in assoluto, arrivata al terzo minuto di gioco. Dichiarazioni di segno opposto, alla fine del match.

    Zeman non è soddisfatto: “Bene i tre punti, ma c’è ancora tanto da lavorare, non è il caso di essere contenti e andare chissà dove con la fantasia”. Spalletti, nonostante la sconfitta, elogia i suoi: “Non potevo chiedere di più ai ragazzi, il risultato è bugiardo”.