Serie A, Domenica, 15 DIC, 18:00 CET
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    Pau Lopez: “Era il momento giusto per arrivare in una squadra come la Roma”


    Come sta andando il ritiro e cosa ti sta chiedendo Fonseca?

    “Inizio ringraziando il Club e il Direttore Sportivo per avere scommesso su di me, so che hanno fatto uno sforzo per permettermi di arrivare qui ora sta a me darei il massimo per ricambiare questa fiducia. In questi giorni con il Mister ci stiamo concentrando molto sulla fase difensiva, insiste sempre sul fatto che che vuole una squadra con tanta intensità, che pressa e che gioca alta. Ci stiamo concentrando su questo e più avanti cureremo gli altri aspetti”.

    Per caratteristiche sei bravo con i piedi: pensi che sia un aspetto importante per il calcio moderno?

    “Credo che dipenda dall’allenatore e il portiere deve sempre adattarsi a quanto gli viene richiesto. Fonseca vuole che la palla venga giocata da dietro e se il portiere è in grado di dominare questi aspetti potrà essere più utile alla squadra”.

    Dopo le qualità ti chiedo: hai qualche difetto?

    “Sì, ne ho più di qualcuno. Vengo da una scuola diversa da quella italiana, il modo di lavorare di Marco Savorani è diverso a quanto ero abituato. Si curano tutti gli aspetti tecnici, ogni minimo dettaglio. Sono sicuro che dopo questo periodo di ambientamento mi troverò bene. Ho molta voglia di imparare, tutti mi hanno parlato benissimo di Savorani e sono sicuro che potrò far tesoro dei suoi consigli e che imparerò molto dal campionato italiano”.

    Alisson è arrivato alla Roma più o meno alla tua età: è un modello da seguire anche nella capacità di giocare con i piedi?

    “Alisson è stato portiere importante per la Roma, ha dimostrato di essere tra i più forti del mondo ma non mi piace paragonarmi agli altri, io sono Pau e sono arrivato alla Roma per crescere, per migliorare e per aiutare la squadra. È positivo imparare dai migliori ma la storia di Pau alla Roma inizia ora e spero di scrivere pagine importanti e di rendere i tifosi fieri di me”.

    Il tuo agente ha detto che c’era anche il Barcellona su di te: perché hai scelto la Roma?

    “All’inizio non pensavo di lasciare il Betis, poi è arrivata l’offerta della Roma e ho cambiato idea volendo la Roma. Non c’erano altre opzioni: o restavo al Betis o sarei venuto alla Roma. Era il momento giusto per compiere un passo per me, per continuare a crescere. Alla fine si è concretizzata l’ipotesi che volevo maggiormente, cioè di venire alla Roma”.

    Hai rinunciato a parte dell’ingaggio per venire alla Roma?

    “Sia la Roma sia io volevamo ottenere questo trasferimento. Sono stati fatti degli sforzi da parte di tutti e sono felice di essere qui, non c’è altro da aggiungere”.

    Su questo tema è interventuo Gianluca Petrachi: “Non capita tutti i giorni di vedere un calciatore che un calciatore si decurti, per chiudere l’operazione e per trovare i numeri giusti il ragazzo ha preso la decisione di rinunciare allo stipendio e anche l’agente ha rinunciato alla percentuale sulla sua vendita. Questo è stato visto da parte nostra in maniera positiva. Apprezziamo la qualità del ragazzo, della sua voglia e della capacità di essere già un uomo nonostante l’età”.

    Sei cresciuto nell’Espanyol, ti abbiamo visto anche in un battibecco con Messi: quanto ti stimolano le rivalità? Cosa ricordi di Roma-Barcellona?

    “Da giovane essendo cresciuto nell’Espanyol si sente la rivalità con il Barcellona. Di quel litigio mi sono pentito, ma i derby sono partite importanti, calde anche per la gente, partite speciali. È anche importante non andare oltre i limiti. La partita della Roma è stata incredibile, una rimonta straordinaria e una partita che mi è piaciuto moltissimo vedere da casa”.

    Sei il portiere più pagato della storia della Roma: ti aspettavi di piacere così tanto nel mercato? Cosa non ha funzionato nel tuo passaggio al Tottenham?

    “È una responsabilità quando un club scommette così forte su di te, non si sa in anticipo come andranno le cose ma garantisco lavoro umiltà e sacrificio. Sta a me dimostrare di valere questa scommessa. Ho la serenità e la tranquillità di dare il massimo affinché la gente sia orgogliosa di me. Al Tottenham sapevo di non avere molte possibilità di giocare, venivo da un anno in all’Espanyol avevo sempre giocato. Conoscevo Pochettino dall’Espanyol, sapevo che non avrei giocato, ma anche che sarebbe stata un’esperienza utile. Se sono il portiere che sono oggi lo devo anche a quella esperienza”.

    Parli molto in campo? In che lingua parlerai?

    “Mi piace parlare tanto e mi impegnerò a imparare l’italiano il più velocemente possibile, già lo capisco abbastanza. Feci lo stesso con l’inglese e lo devo per rispetto per il club, per i compagni e per la gente”.

    La Serie A è il campionato adatto per crescere anche per le gerarchie in nazionale?

    “Arrivo in Serie A dopo aver cambiato diverse squadre negli anni, dall’Espanyol al Tottenham fino al Betis. Ora vorrei fermarmi un po’. Credo sia il posto perfetto per crescere, un club straordinario, un preparatore di cui tutti mi hanno parlato benissimo, credo che sia il posto giusto per fare un passo avanti per la carriera. Non penso molto alla nazionale, so che il mio impiego dipenderà dal mio rendimento alla Roma e quindi penso solo a fare prestazioni migliori possibile”.

    Sei pronto a giocare con difesa alta? C’è un portiere a cui ti ispiri?

    “Il portiere si deve adattare alle richieste dell’allenatore, se servirà giocare alto lo farò. Da piccolo guardavo tutti i migliori portieri in TV, non ce n’è uno in particolare a cui mi ispiro”.