“Roma-Genoa rappresenta un nuovo inizio, una ripartenza: siamo tutti in discussione”: così Eusebio Di Francesco ha presentato il match di domenica sera.
Ecco le parole del tecnico giallorosso in conferenza stampa.
“Sentirmi in discussione, è così già dalla sconfitta con il Milan. La partita con il Genoa va caricata ma non troppo dal punto di vista emotivo”.
Quali sono le condizioni di Daniele De Rossi che ieri è tornato in gruppo?
“Ieri ha fatto un terzo dell’allenamento, sarà sicuramente convocato. Oggi svolgerà il primo allenamento completo. Io ho il desiderio che lui stia con la squadra e lui ha il desiderio di esserci, al di là del suo utilizzo”.
Che Genoa si aspetta?
“Domenica scorsa ha avuto un’ottima reazione dopo lo svantaggio e in inferiorità numerica. Hanno due attaccanti che si integrano benissimo, Piatek un grande uomo di area di rigore e Kouamé che è una giovane di grande prospettiva”.
Le dichiarazioni post Plzen-Roma hanno lasciato delle scorie?
“Quando si analizzano le pertite ci si mette di fronte alla realtà. Abbiamo analizzato gli errori. Ho visto grande voglia di rivalsa dei ragazzi e di dimostrare di non essere quelli visti nelle ultime gare”.
C’è nelle ipotesi un ritorno alla difesa a tre?
“Tutto è possibile. Si va al di là del discorso tecnico tattico, la volontà è di ritrovare grande spirito di squadra, grande attenzione, abnegazione e voglia di vincere duelli individuali. Ho lavorato sia a quattro sia a tre nell’ultimo periodo. Può essere una soluzione”.
A che punto è il recupero di Diego Perotti?
“Dopo la partita con l’Inter ha avuto due giorni di recupero per i 15 minuti giocati. Ho cercato di rimetterlo in campo avendo poca scelta ma ci siamo resi conto che aveva bisogno di più tempo. Negli ultimi giorni si è allenato con più continuità cercando la sua qualità migliore, il dribbling. Mi auguro di vedere risposte importanti per poi utilizzarlo a partita in corso”.
Il presidente del Genoa Preziosi ha parlato della criticità della distanza di Pallotta: ha modo di confrontarsi direttamente con lui?
“La Società è stata strutturata così e parlarne ora che le cose non vanno bene serve a poco. È un concetto di fondo che andrebbe attuato anche quando le cose vanno bene. I miei riferimenti nella Società li ho: in primis c’è Monchi”.
Come sta vivendo questo momento a livello personale? Come sente la tifoseria nei suoi confronti? Sente anche i giocatori vicini?
“Sento i ragazzi molto vicini. A volte si vuole care tanto ma non ci si riesce. Più che loro a me, devo essere io bravo a dare di più a loro, è il mio lavoro e lo devo fare. Sono abituato ad affrontare le cose e a non scappare. Il rispetto per una maglia porta a guardare le persone negli occhi. So che i tifosi non possono essere soddisfatti oggi, ma mi aspetto un grande sostegno abbiamo bisogno di loro. Ho ricevuto messaggi di vicinanza. Sento il dovere di poter dare ancora di più a questa squadra”.
Cosa manca a Patrik Schick per fare il salto di qualità? Sarà titolare domani?
“Mi chiedete di Schick sia quando non gioca sia quando gioca. A me interessa la Roma, al di là delle caratteristiche o delle difficoltà di Patrik. Ci aspettiamo di più da lui ma sta anche a noi dargli una mano. Domani non scenderanno in campo dei nomi, ma una squadra, con una maglia prestigiosa che porta scritto AS Roma, che è la cosa più importante”.
Cosa l’ha delusa di più finora?
“Non ho tempo di pensare alle delusioni, devo pensare solo in maniera positiva rimanendo concentrato sulla gara. A volte estrapolate concetti dalle mie dichiarazioni: io analizzo quello che succede e tutti ci prendiamo le nostre responsabilità senza puntare il dito su nessuno”.
Si è parlato degli alti e bassi della squadra dovuti ai giovani, poi in Europa si vedono esempi di giovani che ottengono risultati: da cosa dipende secondo lei?
“Credo che dipenda da un insieme di cose anche dalla cultura in Italia, a partire dalla stampa, dai settori giovanili. Il giovane ha un tempo di maturazione, e in questo tempo ci sono anche gli errori che fanno crescere. Qui nessuno ha detto che abbiamo perso o pareggiato per i giovani. Non ho mai detto questo. I giovani hanno un tempo differente, non è giusto responsabilizzare dei ragazzi in momenti come questo. Se lo faccio è perché sono costretto a farlo in questo momento e anche perché alcuni giovani hanno delle caratteristiche importanti da mettere in campo. A Cagliari abbiamo preso gol con una linea difensiva di grande esperienza in campo. Anche all’estero si fanno maturare i giovani ma quando arrivano da noi ci sono anche altri step da fare”.
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