“Non mi stanco mai di dire che giocare qui per un ragazzo romano dà un senso di responsabilità e orgoglio. Quando scendi in campo è come rappresentare tutta la tua famiglia che è cresciuta con questi colori addosso”.
L’esordio in Serie A
Il giorno prima nella rifinitura faccio veramente un bell’allenamento sul campo sintetico del Cesena. Rudi Garcia, che era unico nel rapporto con i giocatori, mi dice che era molto contento di come stavo crescendo. La sera prima passa in stanza da me e da Daniele Verde in stanza e ci dice di stare sempre pronti per entrare. E l’ho fatto, prendendo il posto di Salih Ucan.
Il rapporto con Totti
“All’inizio negli allenamenti facevo anche fatica a dargli confidenza, stavo un po’ sulle mie, poi è stato lui a dirmi ‘Oh, guarda che dobbiamo diventare amici, mi devi parlare, devi quello che pensi, così ti posso aiutare in qualche maniera’”.
Il gol al Derby
“Di tacco o no, l’importante è buttarla dentro soprattutto contro la Lazio. Venivo da un momento in cui non riuscivo a dimostrare quello che volevo, è stata una giornata perfetta, nel mio primo Derby. È stata una giornata speciale, indimenticabile”.
Sul periodo di inattività per problemi al cuore
“Avevo avuto un’infezione di cui non mi ero accorto e che mi aveva portato ad avere dei battiti irregolari, che portano a essere in affanno appena mi muovevo. L’ho vissuta serenamente, non ho mai avuto un dubbio di non poter tornare a giocare. La prognosi era di 6-7 mesi ma dopo 4 mesi mi sentivo già bene, ho fatto delle analisi e ho potuto iniziare a giocare di nuovo”.
Il sogno di diventare capitano
“Mi piacerebbe un giorno diventare il capitano della Roma, per il senso di appartenenza trasmesso dalla mia famiglia. Sarebbe un onore rappresentare Roma, tutti i suoi tifosi compresi i miei familiari, i miei amici e le persone a cui voglio bene. Sarebbe un’ulteriore responsabilità e a me le responsabilità piacciono”.
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