È storia del 26 febbraio 2015, Feyenoord-Roma, ritorno dei sedicesimi di Europa League. All’andata finì 1-1 a Roma, tutto si giocò nella “Vasca” di Rotterdam. “Uno stadio molto caldo, non è facile giocare lì, ma sono sicuro che la squadra di Mourinho farà il suo anche in questa occasione”.
“Toro”, terzino greco arrivato nel mercato di riparazione del 2013 dall’Olympiacos, in quella partita mise il timbro anche senza andare a rete, ma confezionando due assist perfetti per i gol di Ljajic nel primo tempo e Gervinho nella ripresa, a pochi passi dal settore romanista.
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“Ma ricordiamo che un altro assist per il gol lo feci anche all’andata all’Olimpico per l’altro gol di Gervinho. Davanti ai nostri tifosi, nel nostro stadio”, ci tiene a specificare Vasilis.
Torosidis – classe 1985 – è stato per la Roma un terzino di rendimento. Ha giocato tanto e segnato pure qualche gol.
77 presenze e 7 reti sono i suoi numeri in giallorosso. Era principalmente destro, ma poteva giocare anche a sinistra.
Torosidis, le manca la Roma? E i romanisti?
“Mi mancano tantissimo la Roma e i suoi meravigliosi tifosi. Per me sono stati tre anni bellissimi, i migliori della mia carriera. Ho condiviso lo spogliatoio con simboli veri come Totti e De Rossi.
Quando andai via, per passare al Bologna, piansi tanto. E ancora oggi ricordo quei momenti con tanto affetto e nostalgia”.
Roma più dell’Olympiacos nella sua carriera?
“L’Olympiacos è la mia vita, è la squadra che tifo e tiferò sempre, ma la Roma è stata senza dubbio la squadra che mi ha permesso di giocare ad altissimi livelli, in Serie A, in Champions e in Europa League”.
Per esempio, in quella notte di Rotterdam del 2015.
“Esatto, quel Feyenoord-Roma fu una partita durissima per l’ambiente che trovammo, ma la vincemmo con grande forza di volontà.
Mettendo in campo tutto quello che avevamo. In uno stadio così caldo vinci solo se hai personalità e qualità. E quella nostra squadra aveva tutte queste caratteristiche”.
Lei in quella vittoria ci mise molto del suo. Due assist, dalla fascia destra. Due cross diversi, ma entrambi efficaci.
“Vero, uno alto sul secondo palo e l’altro rasoterra verso il centro dell’area di rigore, a superare i difensori olandesi.
Segnarono Ljajic e Gervinho, due reti fondamentali per la qualificazione agli ottavi di finale. Quando giocavo a destra, il mio ruolo naturale, certe cose mi venivano più semplici”.
Stavolta che partita sarà, invece?
“Sempre molto difficile perché lo stadio è sempre infuocato. Ma la Roma può dire la sua, ha già battuto il Feyenoord nella finale di Conference League. Ha vinto un trofeo e poi ha Mourinho dalla sua”.
Le sarebbe piaciuto avere Mourinho come allenatore nella sua carriera?
“E a chi non sarebbe piaciuto? José è un grandissimo allenatore. Ha vinto ovunque, ha vinto anche nella Roma dove non è cosa scontata.
La squadra di oggi ha la sua identità, ben precisa. È molto solida dietro, un po’ come la mia Roma di Garcia specialmente nei primi due anni. E poi è spinta da un Olimpico sempre pieno. Sarà così anche al ritorno con il Feyenoord dove servirà il sostegno di tutti”.
E oggi di cosa si occupa?
“Per ora, ho preso del tempo per me stesso. Ho smesso tre anni fa di giocare, poi ho lavorato per l’Olympiacos come dirigente.
E ora sono in attesa di una nuova avventura. Vedremo. Intanto, sicuro seguirò sempre i risultati della mia Roma. Forza Roma a Rotterdam, forza Roma per sempre!”.
"Quando lasciai la Roma, piansi"
- Vasilis Torosidis
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