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Mourinho: "Sul 3-2 sono venute fuori fragilità e paure"


Il commento del tecnico della Roma dopo la sconfitta interna con la Juventus

Dopo la sconfitta interna con la Juventus, mister Mourinho ha commentato la prestazione della Roma.

Queste sono state le sue parole.


Dal punto di vista della prestazione, dell’impegno, non può criticare la squadra. Sul 3-1 la partita sembrava vinta, poi cosa è successo?

“Purtroppo, posso criticare. Non vorrei farlo, ma purtroppo lo posso fare. Perché abbiamo avuto 70 minuti di controllo assoluto: la squadra ha giocato veramente bene, con la mentalità di fare la partita. Anche il modo in cui siamo entrati nella ripresa: con la volontà di organizzare il gioco, di pressare alto, di avere il controllo. Abbiamo fatto molto bene per 70 minuti. Poi abbiamo avuto un collasso psicologico. Il 3-2 mi ammazza. Perché Felix ha fatto una partita straordinaria per essere un ragazzino, offensivamente e difensivamente. Finisce la sua partita con uno sprint per chiudere su Cuadrado, lo cambio e il giocatore che entra nel primo minuto di partita sbaglia. Ed è 3-2.

Una squadra con una mentalità forte non ha problemi sul 3-2: è ancora in vantaggio, restano 10, 15 o 20 minuti ma qual è il problema? Ovviamente, il 3-1 è un risultato e il 3-2 è un altro. Però qual è il problema? Per me non c’è alcun problema, ma per i giocatori sì. E in quel momento lì sono venute fuori la fragilità psicologica, le paure, magari anche i complessi.

Non è un caso come abbiamo finito la stagione l’anno scorso e come sicuramente la finiremo anche quest’anno: non vincendo contro le squadre top, e in questo campionato ci risulta difficile riuscirci, anche se per esempio nelle due partite con il Milan c’è qualcosa di più della partita.

Poi, non voglio dimenticare: noi critichiamo sempre gli arbitri quando non siamo contenti del loro lavoro e mi pare che sia giusto dire che Massa ha fatto un lavoro fantastico, giusto, tranquillo, discreto. Un giallo da una parte e uno dall’altra, per controllare. E non ho visto il rigore, nemmeno in video, ma sicuramente ci sarà stato. Ha fatto molto bene.

E torno sula mia squadra: alla fine, quando è nella m…, si rialza e viene di nuovo fuori il carattere di gente buona. Perché una cosa sono la mentalità di gente non vincente, debolina e un’altra è la gente non buona. E in questo spogliatoio c'è solo gente buona.

Ho detto già ai giocatori: se la partita fosse finita al 70', sarebbe stata straordinaria. Purtroppo, non è finita al minuto 70 e dopo vengono fuori tutte le nostre cose negative. Anche i limiti in panchina, con Maitland-Niles appena arrivato, con un altro giocatore che sicuramente arriverà la prossima settimana, più Zaniolo, più Mancini, più Karsdorp, più El Shaarawy… Costruire una squadra con una panchina che possa giocare a questo livello. E mi fa male all'anima, perché non sono abituato a questo profilo di squadra, ma sono qui per aiutare i ragazzi a migliorare”.

La posizione di Felix esterno è stata studiata in funzione di Cuadrado?

“Prima di tutto, Felix tre mesi fa giocava nel campo sintetico a Trigoria in Primavera. È un ragazzo umile, che vuole imparare e che dal punto di vista tattico ha bisogno di cose molto semplici per farlo. Non si può tornare alle cose troppe complesse, perché per lui deve tutto molto obiettivo. Ha fatto quello che doveva fare, ha creato qualcosa in transizione, ha creato dei problemi a Cuadrado. Ha fatto anche un lavoro difensivo molto, molto importante, perché Vina poteva venire più all’interno per prendere qualche giocatore fra le linee perché aveva la garanzia di Felix.

Purtroppo, la benzina a questa intensità non è sufficiente per 90 minuti. E quando Felix esce, sbagliamo una cosa troppo semplice: sul 3-1, un'ala che deve seguire la profondità del terzino. Non serve il talento, ma solo concentrazione per farlo. La partita è finita lì”.

Pensava che bastasse la sua personalità per le fragilità della squadra?

“Non ho mai pensato questo, ma che poteva essere un po’ più facile. La partita fatta per 70 minuti è anche conseguenza del talento: abbiamo giocatori capaci di migliorare. Però la rosa non ha il potere e anche nelle scelte principali dei calciatori che giocano più spesso c’è mancanza di personalità, mancanza di persone che dentro al campo sappiano gestire le emozioni e il gioco. Io voglio fare tutti i giorni del tempo che mi è stato dato: tre anni.

Ovviamente ho bisogno dell’aiuto della Società, un aiuto che veramente arriva, ma arriva al nostro ritmo, in linea con le nostre potenzialità: ora prendiamo due calciatori in prestito. Uno è Maitland-Niles e l'altro è un centrocampista che penso arriverà la prossima settimana, con un profilo diverso: con più fisicità, con più personalità, adatto ad avere delle responsabilità. Perché questa comfort zone di giocare per essere quinto, sesto o settimo è troppo facile per qualche tipo di personalità.

Abbiamo bisogno di uscire da questa comfort zone. Perché come ho detto ai ragazzi dopo la partita con il Milan, sono loro che devono venire nella mia direzione, non sono io che devo diventare simile al loro profilo psicologico. Non voglio”.