Il 22 aprile 1915 nasceva ad Aulla, in provincia di Massa Carrara, Dino Viola. Non è stato "solo" il Presidente del secondo Scudetto, e in assoluto il più vincente della nostra Storia. Dino Viola è stato un contrappeso al potere delle squadre del Nord. Juventus in primis.
Dino Viola era affascinante in tutto. Anche nel modo di esprimersi. Le sue interviste contevevano spesso messaggi cifrati, che solo il suo destinatario sarebbe poi stato capace di decrittare. Fu coniato apposta un neologismo: il "violese".
Per celebrarlo, vi proponiamo una minima antologia di frasi celebri di Dino Viola.
"È quel giorno in cui, seguendo un corteo di gente allegra, mi ritrovai a Testaccio".
“La Roma non ha mai pianto e mai piangerà. Perché piange il debole, i forti non piangono mai”.
“Un giocatore non deve essere mai divinizzato, di chiunque si tratti. Quella che tiene il sudore è la maglia".
"Sono stravagante perché vorrei abolire tutte le formalità, anarchico perché detesto le leggi repressive, indipendente da tutti e tutto a costo di fare la più umile professione. Ho una fede profonda e sono gelosissimo delle mie iniziative, nel bene e nel male. Insomma: un uomo libero, non sempre liberale".
"Il successo e l'insuccesso sono due grandi impostori. Guai a dar loro troppo peso. Per mia fortuna non ho mai goduto da solo di una vittoria e non ho mai sofferto da solo per una sconfitta".
"Mai ordinare, ma pregare di fare per forza".
"Al primo posto metto lo spirito di sacrificio. Poi l'abnegazione. E, infine, il disinteresse: non inteso solo come possibilità di arricchimento, ma anche come conquista di certe posizioni o di una certa popolarità".
"Andare d'accordo con Liedholm può essere tanto facile quanto impossibile. Io credo di avere un buon dialogo con lui. Abbiamo una dote in comune che ci consente di sintetizzarci perfettamente: quella di non alzare mai la voce".
"Se passa alla Storia come la Roma di Liedholm o di Falcao, a me va benissimo: l'importante è che alla Storia ci passi veramente".
"Cosa darei in cambio dello Scudetto? Non lo so. So solo che, quando fra sei-sette anni lo vinceremo davvero, io non sarò presente alla festa. Sarò lontano con mia moglie: in un posto che sappiamo solo noi".
"Lo sanno tutti che è la mia più grande sconfitta, ma io non ho avuto quell'idea, perché se l'avessi avuta veramente lo stadio sarebbe già stato fatto. Quindi mi rendo colpevole che lo stadio non sia stato ancora fatto".
"Boniperti ha detto che uno come me non potrà mai vincere uno Scudetto? Chissà, potrebbe anche essere un grosso complimento".
Dopo Roma-Bayern Monaco 1-2, ritorno dei quarti di Coppa delle Coppe 1984-85: "La Curva Sud ci ha dato una lezione. Si può anche perdere, si possono anche subire delle amare sconfitte, ma con quegli striscioni che ha esposto ci ha fatto capire che, nei momenti sfavorevoli, bisogna aumentare le energie. La Sud ci dà la fede, noi le dobbiamo dare il carattere".
Dino Viola sapeva affondare il colpo con eleganza. C'è un episodio che dice molto del suo stile. Dopo Roma-Juventus 1-2 del marzo 1983, e il gol di Brio in sospetto fuorigioco, l'Ingegnere parlò di una "questione di centimetri".
Il presidente bianconero dell'epoca, Giampiero Boniperti, gli spedì quindi un righello di plastica. Con un messaggio: "Le regalo questo strumento perché lei possa misurarli meglio".
Viola replicò in modo geniale. Anche il nostro Presidente inviò a Boniperti un righello. Ma stavolta era d'oro. E sul biglietto che lo accompagnava, c'era scritto: "Io sono ingegnere. Questo serve a lei, che è geometra".
"La maglia della Roma è giallorossa perché rappresenta la città di Roma".
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