Il giornale brasiliano ‘O Mundo’ il 16 luglio 1950, giorno della gara che avrebbe assegnato la Coppa del Mondo, pubblicò un’immagine della squadra brasiliana con il titolo “Questi sono i campioni del Mondo”. Stava invece per consumarsi una delle più colossali sorprese della storia del calcio, con la vittoria dell’Uruguay che, con quel risultato, fece propria la Coppa e il titolo. A segnare il punto decisivo fu proprio Alcides Ghiggia che fece sprofondare il Maracanà in un silenzio assordante. Persino la cerimonia di consegna del trofeo si svolse nel silenzio visto che la banda musicale che avrebbe dovuto suonare l’inno nazionale della formazione vincitrice si era sciolta in preda allo shock patito.
Ghiggia fu da allora l’autore del “gol del secolo”, che marchiò con un timbro di leggenda imperituro la sua carriera e la sua vita, il tutto disputando con la maglia della Nazionale uruguagia solo 12 gare.
Il suo approdo alla Roma venne annunciato al Teatro Sistina da Renato Sacerdoti il 31 maggio 1953. Gabriele Tramontano rievocava così quel momento: “Poche ore fa, prima di venire fra voi, sono stato informato che uno dei più grandi giocatori del mondo vestirà con l’inizio del prossimo torneo, la maglia giallorossa della Roma. La folla a stento riuscì a trattenere il fiato. Solo un tifoso gridò, interrompendo le parole di Sacerdoti: ‘Er nome, dicce er nome’. E Sacerdoti, maestro nel prolungare l’effetto teatrale: ‘Porta lo stesso nome del nostro presidente del consiglio De Gasperi’. ‘Arcide’, fa eco la folla, mentre qualcuno in odio alla DC gridò: ‘Palmiro’. Ma Sacerdoti coprì tutte le voci: ‘E’ Alcide Ghiggia, campione del mondo con l’Uruguay’. E accadde il finimondo”.
L’acquisto del campione del mondo costò una cifra compresa tra i 33 e i 40 milioni (le fonti non sono concordi), ma quel che è certo è che nel match di presentazione all’Olimpico, contro il Charlton, il Club giallorosso incassò 15 milioni, con i tifosi impazziti di gioia nel poter abbracciare un campione di tale livello. Peppe, mitico magazziniere della Roma (fino ai giorni di Ancelotti, Falcao e Voeller) ricorda come un debole di Ghiggia fosse legato agli scarpini bullonati. Li voleva tirati a lucido, splendenti. Con quegli scarpini ai piedi ha calcato i campi da giuoco come uno dei rari immortali del calcio.
Competizione | Presenze | Gol segnati |
Serie A | 201 | 19 |
Coppa Italia | 4 | 0 |
Coppe europee | 8 | 0 |
Supercoppa | 0 | 0 |
Totale | 213 | 19 |
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