Più passano gli anni, più appare evidente che il mondo del calcio non fosse pienamente preparato per comprendere fino in fondo lo spessore umano di un personaggio come Agostino Di Bartolomei. Un uomo che alla domanda “chi è il tuo idolo?” rispondeva “De Chirico” metteva in difficoltà i giornalisti, che non sapevano decifrarlo fino in fondo. Nei giorni in cui la Roma vinceva lo scudetto e la città esplodeva, Agostino sulle pagine del quotidiano più diffuso della capitale scriveva: “Per la città è un momento oserei dire storico, ma proprio perché riveste il carattere dell’eccezionalità mi sia consentito di rivolgere al nostro fantastico pubblico, ai nostri affezionati tifosi, un invito a non cadere nel provincialismo, a non lasciarsi andare a sfrenati festeggiamenti. Che sia festa grande è giusto e comprensibile, purché ciò avvenga nei luoghi consentiti. Non bisogna infatti dimenticare che non tutti si sentono coinvolti nella festa e di conseguenza non vogliono essere disturbati”. Di Bartolomei, come detto, sorprendeva. Nella vita come sul campo. Quando tutti prendevano rincorse infinite per battere calci di punizione e rigori, lui, imperterrito, calciava quasi da fermo. All’inizio gli ‘esperti’ pensavano si trattasse di una posa, un vezzo da film western. A chi aveva la pazienza di chiedere, invece, Agostino spiegava che la forza impressa al pallone non derivava dalla rincorsa ma dal modo di colpire la palla: “Bisogna raggiungere la massima coordinazione di movimenti. Il pallone infatti va colpito in modo secco, deciso, usufruendo di tutta l’energia sprigionata dal fisico in azione. Il piede d’appoggio deve sempre fiancheggiare la palla, di modo che l’altra gamba, quella che calcia il pallone, agisca soltanto come leva. Tutto qui. Poi, ovvio, occorre molto, molto esercizio”. Fu così che divenne il ‘Tritolo di Tor Marancia’. Lo accusavano, ancora, di parlare poco. Lui, con quel sorriso che sapeva di timidezza e ironia, rispondeva così: “Parlo poco perché è meglio di parlare troppo e perché c’è sempre il rischio che quello che hai da dire non interessi nessuno”. Il giocatore, immenso, e l’uomo, straordinario, oggi sono celebrati da tutti. Ci preme anche ricordare quanto profondamente, nell’anima, sia stato romanista. Era un grande tifoso della Roma e dei tifosi pensava questo: “Sono commoventi, meritano molto di più”. ‘Ago’ gli ha regalato lo scudetto e tutto se stesso.
Competizione | Presenze | Gol segnati |
Serie A | 237 | 50 |
Coppa Italia | 52 | 15 |
Coppe europee | 19 | 2 |
Supercoppa | 0 | 0 |
Altre competizioni uff. | 2 | 2 |
Totale | 310 | 69 |
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