Iniziò a giocare praticamente da bambino, a tredici anni, nei tornei a sette organizzati dai Bar tra i paesi della provincia di Genova. Le varie squadrette facevano a gara per ingaggiare quel ragazzino che dava già del tu alla palla spedendola con impressionante regolarità in rete. A quindici anni Lino Bonilauri lo tessera per il settore giovanile del Genoa: Roberto cresce sotto la sua guida, passando più tardi sotto l’ala di un certo Luisito Suarez . A diciotto anni è già capitano del Genoa e su di lui si affollano le attenzioni di tutta le potenze calcistiche italiane. A lungo si dà per certo il suo passaggio alla Juventus. A maggio del 1978 è Enzo Tortora a chiedergli: “Da tempo ormai si racconta di un Pruzzo che a fine anno emigrerà per altre terre”. “Sarei sciocco e bugiardo se smentissi queste voci –rispose il futuro romanista – se così fosse spero d’andare in una squadra che lotta veramente per lo scudetto” .
Sembrò l’ennesima conferma del suo imminente passaggio in bianconero (la squadra torinese aveva, sin dal 1976, un’opzione per l’acquisto del centravanti) o tutt’al più al Milan, che si era mossa pesantemente per acquistarlo. Alla fine, invece, la spuntò la Roma di Anzalone, con un investimento senza precedenti per gli anni settanta giallorossi. L’ambientamento di Roberto nella capitale fu tutt’altro che facile, tanto che dopo sei mesi il numero 9 chiese di essere ceduto. Ai vertici del Club era però subentrato Dino Viola che però non aveva nessuna intenzione di privarsi del “Bomber” e che anzi rilanciò riportando nella capitale Bruno Conti, già fortemente legato a Pruzzo per aver vissuto con lui un’annata strepitosa nel Genoa e per aver diviso con il futuro campione del mondo anche l’esperienza del servizio militare. A questo punto tra il Pruzzo e Roma (città e squadra, stessa cosa), scoppia l’amore. Pruzzo diventa inarrestabile e la sua crescita coincide con enormi soddisfazioni di squadra (scudetto, quattro Coppe Italia e una finale di Coppa dei Campioni) ma anche personali: conquista tre titoli di capocannoniere del campionato di serie A, un’impresa che nella storia del calcio è riuscita solo a otto calciatori: Giuseppe Meazza, Aldo Boffi, Gunnar Nordahl (che ne ha vinti addirittura cinque), Gigi Riva, Paolo Pulici, Michel Platini, Giuseppe Signori e … Roberto Pruzzo. Nel 2012 quando viene nominato nella Hall of fame della Roma Pruzzo è ormai da anni uno dei calciatori più amati della storia romanista. E del resto lo stesso Roberto ha avuto modo di scrivere: “La sensazione che avevamo noi in campo era quella di essere amati. Oggi posso dire ancora che quella è stata la Roma più amata dai tifosi”.
Competizione | Presenze | Gol segnati |
Serie A | 240 | 106 |
Coppa Italia | 48 | 20 |
Coppe europee | 27 | 12 |
Supercoppa | 0 | 0 |
Totale | 315 | 138 |
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