Abbiamo fatto due chiacchiere con Wojciech Szczesny per scoprire quali sono i cinque estremi difensori che ammira e che ha ammirato più di tutti.
Szczesny, da “studioso dell’arte del parare” come lui stesso si è definito, ha stilato un elenco che abbraccia l’evoluzione del ruolo negli ultimi 20 anni e che comprende cinque portieri che hanno cambiato il modo di intendere il ruolo e che hanno avuto un’influenza importante sulla carriera del polacco.
Ecco la sua top five.
“Il mio portiere preferito non può che essere Peter Schmeichel. Quando ho iniziato a giocare in porta, all’epoca era il migliore del mondo ed era senz’altro un esempio per me. Non ho mai giocato contro di lui ma ho affrontato suo figlio, Kasper, con cui ci siamo scambiati le maglie. Ora posso imbrogliare tutti dicendo di avere la maglia di Schmeichel a casa!
È sempre stato il mio portiere preferito, innanzitutto perché all’epoca era davvero il migliore. Molti ricordano la sua fisicità, il suo modo di parare, ma quello che mi ha sempre colpito erano la sua personalità e la sua presenza in campo. Mi ha insegnato che non devi essere necessariamente corpulento o forte per far sentire la tua presenza e proiettare nella porta una sorta di aura. Per passare ad anni più recenti, potrei citare Iker Casillas, che non è certo imponente ma che comunque riesce a far sentire la sua presenza.
Schmeichel aveva questo: la capacità di dominare la propria area. All’epoca il Manchester United vinceva tutto e il portiere danese era parte integrante dei successi della squadra. Non c’erano portieri alla sua altezza. Ce n’erano molti di validi, certo, ma Schmeichel era il migliore”.
“Non è semplice spiegare perché ho scelto Kopke, anche perché ha giocato prima che io iniziassi a giocare a calcio. Credo stessi guardando Euro ’96 quando l’ho notato per la prima volta. Non so dire bene perché mi piacesse, ma l’ho sempre ammirato, c’era qualcosa nel suo stile di veramente accattivante. All’epoca disputò un ottimo torneo, parò alcuni rigori e fu decisivo nella conquista del titolo da parte della nazionale tedesca. L’ho poi incontrato un paio di anni fa, durante una gara tra Polonia e Germania e nel post-partita ho avuto anche l’occasione di scambiare qualche parola.
Li avevamo appena battuti per 2-0, quindi non era molto felice! Ma mi ha fatto i complimenti per la prestazione, visto che avevo giocato bene – per vincere contro la Germania devi per forza giocare bene – ed è stato molto disponibile. Abbiamo parlato solo per due-tre minuti, ma è stato interessante ascoltare il suo punto di vista. So che lavora con la nazionale tedesca quindi immagino ci sia un altro portiere in questa lista che beneficia molto del lavoro fatto con lui”.
“Nella mia prima stagione all’Arsenal ho potuto giocarci contro. Era un portiere davvero completo, soprattutto nella gestione del pallone.
Ha cambiato il gioco, in molti modi, grazie alla sua abilità nel far partire l’azione da dietro. È stato uno dei primi a farlo e dimostrava sempre molta sicurezza. Ai giorni nostri questo tipo di abilità è molto più diffusa.
In qualche modo, Van der Sar è l’anello di congiunzione tra portieri come Schmeichel e Kopke e i migliori portieri dei giorni nostri”.
“In questo elenco non può mancare Neuer, solamente per come ha cambiato il modo in cui viene visto oggi il ruolo del portiere. Prima della nostra generazione il portiere sostanzialmente parava e calciava. Con Van der Sar si è cominciato a fare attenzione a come il portiere trattava la palla, mentre Neuer ha introdotto il concetto di portiere volante, rivoluzionando il ruolo dell’estremo difensore, sebbene nessuno sia ancora stato in grado di padroneggiare al meglio questa “variante”, nemmeno Neuer ma credo che sia quasi impossibile: se sei uno a cui piace giocare in quel modo, correrai sempre il rischio di prendere una o due decisioni sbagliate tra le tante prese correttamente, Ma non c’è dubbio che Neuer sia il migliore nel genere”.
“È mio padre e non c’è bisogno di dire quanto abbia influito profondamente sulla mia carriera. È importante vedere come giocano gli altri portieri, anche se magari non li incontrerai mai, ma avere qualcuno che può aiutarti e influenzarti quotidianamente è decisamente utile.
Credo che la capacità di essere dentro alla partita dal punto di vista mentale costituisce l’80% dell’essere portiere, quindi è sempre positivo poter imparare da chi ha vissuto situazioni simili o conosce il gioco nei dettagli. Ma, come ho detto in relazione allo sviluppo del ruolo del portiere, è bene imparare da chi ha giocato 20 anni fa, sì, ma bisogna essere cauti.
Questo perché il ruolo è cambiato molto negli ultimi anni. Mio padre giocava in un periodo in cui il portiere poteva prendere con le mani il retropassaggio del difensore, quindi se prova a darmi qualche consiglio circa la distribuzione della palla posso rispondergli: “Senti, quando giocavi tu potevi prendere il pallone con le mani nei momenti di difficoltà, quindi non parlarmi di distribuzione della palla!”
È sempre utile imparare da chi ha molta esperienza, certo, ma bisogna contestualizzare. Il ruolo del portiere è cambiato da quando giocava mio padre grazie, in gran parte, ai giocatori presenti in questo elenco”.
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