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Le parole di Mauro Baldissoni in vista della tournée in Nord America

Baldissoni

Mentre la Roma è in volo verso Boston, dove inaugurerà le due settimane in Nord America, asroma.com ha parlato con il direttore generale giallorosso Mauro Baldissoni per sondare gli obiettivi e le ambizioni del club in questa tournée pre-stagionale

Mentre la Roma è in viaggio verso Boston, dove inaugurerà le due settimane in Nord America, asroma.com ha parlato con il direttore generale giallorosso Mauro Baldissoni per sondare gli obiettivi e le ambizioni del club in questa tournée pre-stagionale.

I giallorossi hanno un rapporto privilegiato con il Nord America: questa infatti sarà la quarta volta negli ultimi cinque anni che la squadra si recherà nel continente come parte della preparazione pre-stagionale.

Quest’anno la Roma sarà impegnata in due amichevoli di livello, la prima contro gli inglesi del Liverpool a St Louis (1 agosto), la seconda in casa dei canadesi del Montreal Impact, squadra militante nella MLS (gara in programma il 3 agosto).

Prima di affrontare queste due partite, la squadra sarà nuovamente di stanza a Boston, per allenarsi nelle strutture dell’Università di Harvard.

Baldissoni è certo che il tour nordamericano consentirà al club di raggiungere i propri obiettivi, dentro e fuori dal campo.

Quali sono le speranze del club relativamente alla tournée nordamericana?

“Sappiamo che, nel calcio moderno, bisogna considerare il prodotto nella sua interezza. Bisogna considerare i tifosi, e non parlo solamente di quello che vediamo allo stadio e intorno a noi quando siamo in Italia. Dobbiamo focalizzarci anche sui tifosi all’estero, sul sostegno che riceviamo a livello mondiale. Tutti sanno che ci sono molti paesi e continenti in cui il calcio sta suscitando l’interesse di milioni di persone e noi dobbiamo essere consapevoli che ci sono appassionati che hanno ben poche opportunità di vedere giocare la nostra squadra e i nostri giocatori. Questa tournée è quindi una grandissima opportunità per incontrare alcuni di questi tifosi e uno degli obiettivi principali che dobbiamo porci quando organizziamo questi tour è l'avvicinarci il più possibile a una fetta di appassionati diversa da quella che ci circondano normalmente”.

Anche quest’anno la squadra sarà di base a Cambridge, per allenarsi all’Università di Harvard. Perché questa scelta? Quali sono le necessità da soddisfare?

“Il Nord America è rinomato per le sue strutture e questo vale anche per Boston e Cambridge. La qualità delle infrastrutture e il livello dei servizi di cui possiamo avvalerci sono sicuramente impareggiabili. Detto questo, Cambridge può anche fungere da fonte di ispirazione per i giocatori, per via dell’ambiente circostante, dove sono presenti alcuni dei migliori college e campus a livello mondiale. Ogni giorno ci si accorge di essere circondati da persone innovative, all’avanguardia in diversi settori, che promuovono il progresso in nuovi ambiti. Quindi il nostro auspicio è quello di trasferire una parte di quell’ethos nelle nostre attività calcistiche, farci ispirare e adottare il giusto atteggiamento per raggiungere i risultati migliori in tutto quello che facciamo”.

A Boston è presente inoltre una grande comunità italiana…

“A Boston non c’è solo una grande comunità italiana, ma questo ha certamente un grande significato per noi, anche perché il nostro proprietario e presidente è originario di quella zona. Viene dal North End, la zona di Boston dove la comunità italiana ha storicamente avuto le sue radici. E noi saremo poco distanti. Da quello che ci dice spesso, sin dall’infanzia si era messo in testa che non avrebbe mai abbandonato quella cultura, quella comunità. È cresciuto in una parte molto italiana degli Stati Uniti, a Boston appunto, e di conseguenza ha sviluppato un forte legame con le sue radici e le sue origini. Questo lo ha portato, inoltre, a investire in questa squadra, in questa società. Questo legame è importante per noi e sarà bellissimo essere lì”.

Questa sarà la prima tournée oltreoceano di Luciano Spalletti. Quanto è stato coinvolto nella pianificazione?

“Luciano non è solo un grande allenatore ma ha anche molta esperienza internazionale, quindi è perfettamente consapevole di quanto sia importante nel calcio moderno viaggiare, essere presenti in nuovi mercati e in nuovi scenari. È molto contento di andare negli Stati Uniti e in Canada ed è stato davvero molto disponibile, coniugando il nostro bisogno di portare la squadra in mercati diversi e il suo desiderio di preparare al meglio i giocatori. Quest’anno abbiamo organizzato la tournée in maniera leggermente diversa rispetto al passato. Al nostro arrivo trascorreremo un’intera settimana a Boston, il che consentirà alla squadra di programmare al meglio una parte consistente del lavoro pre-stagionale. Staremo sempre nella stessa struttura, di qualità elevatissima e questo consentirà all’allenatore di programmare gli allenamenti evitando un numero eccessivo di viaggi in aereo, il che può essere problematico in questa parte della stagione. Poi, ovviamente, ci dovremo spostare per giocare delle amichevoli di alto livello, che serviranno per prepararsi in vista della nuova stagione”.

È la terza volta che la Roma affronterà il Liverpool nelle ultime stagioni. Quali sono i suoi ricordi delle sfide contro i Reds del passato e le sue speranze in vista dell’imminente incontro in uno scenario completamente nuovo?

“È interessante, perché il Liverpool è una parte importante della storia di questo club. E purtroppo lo è in negativo perché, come tutti sanno, nel 1984 abbiamo perso contro di loro a Roma la finale di quella che una volta si chiamava Coppa dei Campioni. Quindi il Liverpool evoca al tempo stesso il più grande risultato raggiunto dal club ma anche la più grande delusione vissuta dai tifosi giallorossi, per via di come finì quella partita. Quindi sarà interessante. Recentemente ho dichiarato che ormai è quasi come giocare un derby internazionale perché li abbiamo già affrontati due volte a Boston ed è bello poter mantenere viva questa rivalità sportiva. Spero che la partita possa terminare come le ultime due, così da poter avere un vantaggio in questa nuova rivalità”.

Successivamente la squadra tornerà in Canada per affrontare il Montreal Impact. È importante affrontare una squadra che è già a metà stagione, dunque molto più avanti in termini di condizione?

“Da un punto di vista sportivo è sicuramente positivo affrontare una squadra che si trova in una parte diversa della stagione. La loro è già nel vivo quindi sarà un buon test per verificare le prestazioni la forma fisica dei giocatori. È anche bello poter affrontare una squadra di proprietà del signor Saputo, la cui azienda ha recentemente investito anche in Italia, così come fatto dal nostro presidente. Abbiamo molta stima nei loro confronti, per quello che sono stati in grado di fare in Canada e per quello che vogliono fare in Italia, perché abbiamo bisogno di questo tipo di investimenti e di questa ambizione se vogliamo migliorare il livello del calcio italiano”.

Per concludere, la speranza è quella che questa tournée possa garantire la giusta preparazione per i preliminari di Champions League?

“Sì, quello di cui parliamo qui è la necessità di arrivare nelle migliori condizioni al primo e probabilmente più importante momento della stagione, ovvero i preliminari di Champions League che garantiscono l’accesso alla fase a gironi della competizione. Sappiamo cosa significhi in termini di prestigio ma anche quale sarebbe l’impatto sulle casse del club, quindi siamo impazienti di disputare le due partite e vogliamo farci trovare pronti. Quindi tutto quello che stiamo facendo in questa pre-season, compresa questa tournée, è in funzione di quel momento”.