Il pallone ha sempre fatto parte della sua vita, ma De Rossi non ha mai nascosto le sue passioni al di fuori del mondo del calcio: viaggia spesso con un libro sottobraccio o con le cuffie, ama i film e le serie TV.
Per questo gli abbiamo chiesto di raccontarci qualcosa in più sulle sue passioni.
Iniziamo il nostro viaggio nella testa di Daniele...
“Parliamo di uno dei miei gruppi preferiti, che mi ha colpito qualche anno fa. È una passione che condivido con la mia compagna: i Mumford and Sons ci legano tanto, perché sono sbocciati assieme alla nostra storia. Babel, in particolare, è un album che ascoltiamo spesso insieme. Significa molto per noi”.
“A volte mi capita di non ascoltarlo per molto, troppo tempo. Quando lo metto, però, che sia in cuffia, in macchina o a casa, capisco che rimarrà tra i miei preferiti di sempre. Parachutes è una garanzia”.
“In questo caso preferisco non scegliere un album in particolare, perché qui tocchiamo un mostro sacro di casa nostra. Da italiano non posso non inserire Battisti in questa lista. Ha rivoluzionato la musica italiana e ha composto una serie di dischi fantastici, con delle canzoni uniche che ormai sono nella storia del nostro Paese”.
“L’ho visto in tutte le lingue, mille volte e in tante parti diverse del mondo. Si tratta sicuramente di uno dei miei film preferiti: una storia bellissima, una favola romantica. E non è l’unica pellicola di Bollywood che mi piace”.
“Adoro il genere e questo è davvero un cult. Avrei potuto citare Il Padrino oppure Quei Bravi Ragazzi. Scelgo Gli Intoccabili perché mi piace tanto quanto gli altri e ha una trama affascinante”.
“Penso che chiunque, quando vede un sopruso, si appassioni a una storia in cui una persona, in un modo o nell’altro, riesce a trovare la propria giustizia”.
“Il libro che mi è piaciuto in assoluto più di tutti. È una storia di un criminale che scappa dall’Australia riuscendo ad arrivare in India, dove poi si svolge la storia. È un’autobiografia, anche se non so quanto ci sia di romanzato: parliamo di un capolavoro che ti fa venire voglia di andare in India il giorno dopo”.
“La biografia di Agassi è già un classico amato da tutti. Lo scrittore, Moehringer, è un fenomeno: già dopo due righe si capisce che si sta leggendo un capolavoro. Le prime tre parole sono “Io odio il tennis”, un’espressione geniale. Un atleta che ama lo sport e che legge queste parole capisce subito perché Agassi parla in quel modo: anche noi, in una determinata circostanza o per un solo secondo, odiamo il calcio per qualche motivo”.
“Dopo aver visto Narcos, ho scelto di leggere un libro che fosse dello stesso genere. In questo romanzo di Don Winslow si parla della guerra del narcotraffico in Messico. Sembra molto poco un romanzo, ma più una storia simile alla realtà. Ho divorato Il Potere del Cane e poi ho letto il seguito, Il Cartello, tutto in tre giorni. L'autore, invece, li ha scritti in uno spazio di 10 anni e questo aspetto mi affascina molto”.
“L’ho incontrato una volta, ma mi piacerebbe conoscerlo meglio. È brillante e simpatico: ha subito un dramma nella vita e ne è uscito come pochi avrebbero saputo fare. L’eleganza con la quale ha affrontato tutto ciò mi ha colpito molto”.
"Faccio un’eccezione alla categoria. Ho incontrato il maestro tante volte e in una di queste mi ha regalato una bottiglia. Mi ha detto “quando vinciamo lo Scudetto la apriamo insieme”. Ecco, vorrei davvero fare tanto questa cena con lui, prima di tutto perché è un genio e poi, vabbè, non devo nemmeno spiegarlo il secondo motivo...".
“Tramite Instagram mi sono imbattuto nei suoi tatuaggi: sono un appassionato del genere e questo tatuatore californiano credo sia geniale. Mi piacerebbe un giorno poterlo incontrare e farmene fare uno da lui, così come Steve Butcher, altro mito statunitense del genere”.
“Sarò banale, ma per me si tratta della città più affascinante del mondo. Uno che vive a Roma fa difficoltà a trovare posti più belli della Capitale, ma la cultura diversa dalla nostra e il modo di vivere che c’è a New York per me è una calamita: in un futuro lontano potrebbe essere una mia destinazione in cui passerei volentieri del tempo. Forse mi affascina proprio perché è totalmente opposta a Roma”.
“La inserisco in questa mia mia top 3 come rappresentante della cultura celtica, che amo. L’ho visitata con la Nazionale, anche se per poco tempo: tra stadio e albergo ho vissuto solo qualche scorcio di città, ma mi è bastato per farmela restare impressa nella memoria. Sono posti in cui vorrei ritornare per approfondirli come si deve”.
“Instanbul l'ho visitata da turista e in quattro giorni ho avuto tutto il tempo di girarla a modo mio. È affascinante, sotto tutti i suoi punti di vista. Cultura diversa dalla nostra, grande architettura, tanta storia”.
“È il gruppo della mia adolescenza, ci sono cresciuto, conosco tutte le loro canzoni a memoria. Mi piacevano come tipi, erano veramente personaggi particolari, non sempre convenzionali e facilissimi da approcciare, però questo loro stereotipo che rappresentavano, le rock star fuori di testa, mi piaceva molto. Si è parlato molto di me al Manchester City qualche anno fa e io non mi sono mai voluto muovere da Roma, ma la cosa che più mi affascinava di quella situazione è che avrei potuto incontrare i fratelli Gallagher”.
“Non appartengono certamente alla mia epoca, sono più vicini ai miei genitori, ma certi geni musicali non hanno età. Mi ci sono appassionato piano piano e me ne sono definitivamente innamorato. Sono andato a vedere un loro concerto a Londra: c’erano uomini e donne di tutte le età a scatenarsi sotto al palco: con mia moglie ci siamo divertiti da morire. E loro, a 70 anni, hanno ballato e cantato per tre ore come se ne avessero 20”.
“Li ho cominciati ad amare un po’ più tardi degli Oasis e anche loro sono quei gruppi che ti condizionano a vita, li ho visti alla Royal Albert Hall di Londra, un luogo davvero prestigioso, con un’acustica particolare: fu una serata incredibile, un paio di anni fa. Furono meravigliosi: clamorosi”.
“Lo storico Capitano dello United non ha bisogno di presentazioni, credo. È il mio vero mito assoluto. Il 16 che ho sulla maglia, oltre a mia figlia Gaia, è anche dedicato a lui. È l’unica persona al mondo alla quale ho chiesto una foto, due anni fa. Persino con Maradona mi vergognai, ma con lui non ho resistito”.
“Per noi italiani è stato davvero un mito, io ero piccolo ed ero attratto dal suo stile. Italia '90 e USA '94 sono stati i primi ricordi di grande calcio che ho avuto. Lui fu incredibile a entrambi i Mondiali, ci ha fatto sognare. Un giocatore meraviglioso, una persona carinissima. Mi piace anche che non sia molto presente nel mondo del calcio e che stia dedicato il tempo alla sua vita privata, questo lo fa una persona ancora più interessante”.
"Da ragazzino giocavo attaccante e lui era l’emblema di genio e sregolatezza. Aveva personalità, carisma, e una certa aggressività: tutte caratteristiche che, nonostante lo abbiano portato ogni tanto a esagerare un pochino, se gestite bene sono fondamentali per un calciatore. Mi ha appassionato molto ed è stato un mio grande idolo”.
“Una storia surreale, che ti prende sin dal primo episodio. Forse una delle più belle serie TV mai prodotte, scritta bene, recitata bene. Me la sono vista tutta di fila: Sarah era incinta di Olivia, non uscivamo molto e quindi ci buttavamo a vedere tre-quattro puntate di seguito. L’abbiamo finita in un tempo relativamente breve. Riesce a lasciarti col fiato sospeso fino all’ultimo. La trasformazione del personaggio principale ti cattura e ti sorprende puntata dopo puntata”.
“Rivoluzionaria, per quanto mi riguarda. Ha fatto la storia e lo vedo bene. James Gandolfini, l’attore protagonista, era uno dei miei idoli e mi dispiace davvero che sia scomparso, per altro proprio a Roma. È una delle prime serie alle quali mi sono appassionato. L’ho iniziata a vedere quando ero piccolo, poi l’ho completata pochi anni fa da più grande. Veramente geniale”.
"Questa è la serie recente che mi ha appassionato di più. Anche se è molto violenta e molto spinta, c’è anche una storia dietro. Questa banda, a volte disumana, feroce, diventa una famiglia e questo loro legame è qualcosa di smile a quello che succede a noi calciatori”.
“Stesso discorso fatto prima, oltre a essere una bella canzone mi lega alla mia compagna e a quel periodo. Non posso non citarla”.
“Sono completamente impazzito per Sons Of Anarchy, la serie tv. Di conseguenza mi trovo spesso ad ascoltare tutta la colonna sonora, che include anche questa canzone. Con il classico Anni 80 non ha niente a che vedere, se non il titolo. È una ninna nanna, che mi fa ricordare molto le mie figlie. Questa è sicuramente una delle canzoni che ultimamente sento di più. Parte con un assolo di voce, senza musica, che ti emoziona al primo ascolto”.
“Questa è la mia canzone pre partita. A volte sul pullman prima dei match sento la musica e se voglio mettere qualcosa per caricarmi scelgo questa traccia: ha qualche anno ormai, ma mi dà sempre le stesse sensazioni”.
“Mi ripeto rispetto all'altra categoria, ma non posso non inserire Zanardi nella lista di questi idoli: credo sia un esempio per tutte le persone che soffrono e che hanno un handicap nella vita. E non solo: è un campione su tutti i fronti”.
“Sono un grande appassionato di basket e nonostante ci siano tantissimi cestisti che mi piacciono, quello che mi è rimasto nel cuore è lui: ha rivoluzionato uno sport e non può non rimanerti dentro. Ero piccolo quando era all’apice della carriera, ma lo ricordo benissimo”.
“È un personaggio che mi ha sempre fatto simpatia e che ha rappresentato alla grande il nostro paese in uno sport come il basket. Nono l’ho mai conosciuto, ma mi ha colpito per il suo essere estroso e molto passionale. Cosa che si è notata anche quando ha fatto l’allenatore: non era di certo uno che si sedeva in panchina e guardava la partita”